Nord e Sud - anno XI - n. 51 - marzo 1964

.... f Cronache e lvlemorie razione possono oggi sembrar frutto di una facile diagnosi sulla vera natura del fascismo, di una incapacità a vedere quanto profonde fossero le radici del mo•vimento nella borghesia italiana, di una fiducia assoluta nelle istituzioni di una democrazia che invece vedeva accrescersi ora per ora le sue interne contraddizioni; e quindi potrebbe pur dirsi che il senso umoristico, la possibilità di non « scambiare un Pirgopolinice con Alessandro o un Mussolini con Camilla di Cavour», valessero ben poco di fronte alla determinata imposizione, alla fatalistica O· addirittura entusiasta accettazione dei cupi miti totalitari della razza e del sangue, dell'uomo provvidenziale, del Lebensraum o di un neopaganesimo pronto a negare le più elementari conquiste dell'anima cristiana e la natura stessa dell'uomo. Ma tutto questo doveva venir dopo, quando dall'incontro con il nazismo e i suoi funebri dignitari, il fascismo italiano avrebbe tratto incentivo ad esasperare sino al parossismo i suoi lati più disumani, ad imporsi con la delazione e il terrore poliziesco, a rifiutare l'intera tradizione nazionale, incapace com'era di apprenderla o soltanto di sopportarla, continua negazio11e dei suoi orpelli e delle sue assurde chimere. Oggi, in una facile visione retrospettiva è abbastanza comodo ricordare ai nostri maestri il loro errore di valutazio·ne, ma è anche pericoloso oltre che ingiusto, in quanto il rimprovero· finirebbe per ritorcersi contro chi troppo incautamente lo pronuncia: agli uomini della generazione di Arangio-Ruiz altro non possiamo addebitare se non la loro strenua fiducia nelle ragioni eterne della libertà nella certezza che oltre il perire dei tempi, sarà sempre la dignità dell'uomo a riaffermarsi in ogni avversa vicenda. « Perché » - - come scriveva Arangio-Ruiz ricordando gli anni più oscuri della tirannide, l'opera sua e di quanti gli furono compagni e maestri nella lotta al regime - « se la sorte militare delle battaglie è in dipendenza delle forze che da ciascuna parte si possono schierare in campo, perduta può dirsi solo quella di cui l'avvenire dimostri l'inopportunità o di cui si pensi che avrebbe avuto miglior successo se diversamente combattuta ». E allora il rimprovero è assai simile a qt1ello di Pericle che nel Àoyoç È1tt/ta.q>Loç « accusa » Atene di essere ancora la Scuola dell'Ellade. ATANASIO MOZZILLO 99 Bibii.otecaginobianeo

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