Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

Recensioni djetro l'abusato termine di filosofia della storia, finiva col nascondersi una concezione trascendente della storia stessa, concezione con la quale si pretendeva di rispondere ai grandi problemi lasciati in sospeso dall'analisi storica, attribuendo ad essi una causalità metafisica, che via via prese il nome di « provvidenza», « fortuna», « astuzia della ragione», etc., attribuendo in tal modo alla storia tin senso ed un sigr1ificato che andavano al di là della storia stessa. Lo storicismo contemporaneo ha fatto giustizia di questi antichi miti che intendevano pianificare il corso storico senza partecipare alla storia, che categorizzavano il significato della storia senza essere essi stessi storia: esso si è quindi posto in posizione polemica nei confronti della tradizionale fil_osofia della storia, dimostrando la vuotezza di contenuto e la superficialità spect1lativa di un pensiero che intendeva filosofare al di sopra della storia. Tuttavia da qualcl1e parte si è volttto vedere un rapporto di derivazione fra la vecchia filosofia della storia e lo storicismo contemporaneo che avrebbe mutuato da essa i suoi termini, per giungere, alla resa dei conti, ad un relativismo che riduce l't1omo al processo storico: ci riferiamo, anche ed i11 particolare, ad un volume di Karl Lowith, pubblicato per la prima volta in America 11.el 1949, col tito1o di Meaning in History, ript1bblicato successivamente (1953) in Germania col titolo di Weltgeschiechte und H eilsgeschehen e solo di recente tradotto in italiano da Pietro Rossi, col titolo Significato e fine della storia (Edizioni di Comunità, Milano, 1963). Il volume in questione vuol essere, con1e lo stesso Lowith ci dice nella « Premessa», la risposta ad una domanda che egli stesso si era posto dieci a;nni prima nel volume Von H egel zu Nietzsche: « L'essere e il 'senso' della storia sono, in genere, determinati da lei stessa, e se questo i1on è vero, da che cosa allora?» (trad. it. Torino, 1959, p. 16).· Per rispondere a - questa domanda il Lowith intraprende un'indagine storico-teoretica con la quale intende dimostrare: 1) cl1e la filosofia della storia è· di derivazione teologica ed ha valore solo 11ella prospettiva dell'« interpretazio·ne storica come storia della salvezza» (p. 23); 2) che essa oggi può considerarsi fallita in quanto si è disancorata dalla sua 1natrice ed ha preteso di sostituirla con categorie - libertà-tirannia, progresso-decadenza, etc. - che altro non sono se non variazioni o contaminazioni del « tardo ma ancor valido prodotto della teo.ria biblica della salvezza e della perdizione » (p. 97), per cui « alla fine il rilievo del senso teologico della nostra ricerca storico-filosofica conduce al di là di ogni considerazione puramente storica» {p. 21). Da queste brevi ecitazioni appare, con1e del resto già appariva fin dal sottotitolo del libro stesso, I fondatne1zti teologici della filosofia della storia, ~l sottinteso del libro· del Lowith, e cioè una vivace polemica co:ntro lo storicismo contemporaneo, stranamente posto · in rappo-rto di derivazione con la filosofia della sto1 ria, che a lui appare come l'ultimo catastrofico risultato a cui ha condotto la successiva laicizzazione della storia stessa: tutto il suo lungo discorso si sviluppa in questa direzione ed è qui eh.e la sua tesi, anche se può sembrare accettabile nelle prime formt1laz'ioni, si sfibra, per91 Bibliotecaginobianco

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