Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

Recensioni Con maggiore chiarezza ancora l'Autore rivela in un suo computo cro1iologico lo squilibrio che perdura tra le due metà del paese: il vantaggio di undici anni che il Nord aveva guadagnato fino al 1950 rispetto al Sud, fino al 1960 era cresciuto di altri quattro anni, cosicché, ormai, si tratta di rassegnarsi ad un periodo di continenza quindicennale per ottenere la parità. Naturalmente rimane prosupposto di una sana politica finanziaria che le spese, proporzionali quasi al quadrato di questa disparità, si reperiscano solo dai veri avanzi del reddito nazionale e non per le vie traverse di una aumentata emissione di carta moneta. A ragione l'Autore si chiede: è in grado l'Italia di trovare la forza e la decisione necessarie per reperire questa ingente quantità di fondi per il Meridione? Uno Stato democratico, i cui governi e coalizioni di partiti mutano con frequenza e le cui fina11ze sono· sottoposte ad una gara universale di cupidità, sarebbe seriamente capace di far fronte ad una tale concentrazione di risorse nazionali, mai. vista in passato, diretta ad un solo fine? Questo dubbio sfocia in un avvertimento: Mirabella ritiene insensato sacrificare necessità urgenti per una meta raggiungibile solo in un lontano avvenire, cioè l'equilibrio tra Nord e Sud; un migliore pareggiamento localizzatore della struttura indt1striale no11 si deve ottenere mediante uno sperpero del capitale nazionale o con rinunce troppo incidenti su altri biso-gni più urgenti. Per salvaguardarsi da eventuali errate interpretazioni delle proprie dedt1zioni e dei calcoli egli rimette la scelta finale al potere decisionale della direzione politica, unica competente in materia. I postulati che risultanò valgono evidentemente so,lo rebus sic stantibus: nel caso che continui lo sviluppo econo1nico italiano, base anche di altre estimazioni recenti (così quella di Giuseppe Di Nardi, che crede di poter considerare fino al 1970 un aume11to fino al 75<to del reddito pro-capite me- - ridionale, cifra questa che supera quella dello Schema Vanoni per il 1965). Se · questo svilup,po un giorno dovesse arrestarsi, se la curva crescente do·vesse venire interrotta da una rottura congiunturale che si dimo,strasse più grave di una semplice « recessione », ci si devono attendere mutamenti gravi di co·nseguenze e movimenti recessivi di carattere strJtturale, psicologico, professionale e migratorio: un ritorno agli insediamenti di origine di forze lavoratrici di provenienza contadina che non possono più continuare le. loro attività cittadine. In questo caso potrebbe avverarsi presto la profezia apocalittica di Guido Carli, governatore della Banca d'Italia, che, perdurando e irrigidendosi l'attuale stato di cose, si giungerà ad una « inflazione senza sviluppo » al posto dello « sviluppo senza inflazione » che finora almeno era stato tentato. _ Questa possibilità di regresso non va lasciata fuori dalla considerazione di nuovi programmi avvenire, la cui base· ipotetica deve riunire la necessaria determinazione con una certa flessibilità; lo stesso Mirabella co·nsidera deleterio barricarsi dietro formule rigide. Pertanto, a ragione, egli afferma pessimisticamente che per il decennio 1950-1960 l'investimento di mezzi privati e p·ubblici non è stato sufficiente per chiamare in vita una economia 89 Bibliotecaginobianco

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