Recensioni parevano scoppiare qua e là da un cespuglio o da un cumulo di terra. Fiori ammalati d'ombra si apriva110 a cadevano in silenzio, e i petali macerati cadevano fra i sassi; gli odori attiravano farfalle pigre, che lasciavano cadere il polline». Con questo stile immaginoso e insieme raffinato la scrittrice sa felicemente accoppiare la creazione di un'atmosfera fuori del tempo con una precisione realistica della descrizione. Raramente, nei racconti seguenti, ritroveremo p·agine altrettanto felici;· anche Lo scialle andaluso, se pur caro alla scrittrice, ci sembra inferiore al Gioco segreto. Esso ci offre però motivo non diverso d'interesse, perché, composto negli stessi anni in cui veniva alla luce L'isola di Arturo, ne ripete certi temi dominanti, co111e quello dell'amore spinto fino alla follia (_che è argomento anche di un altro riuscito racconto, Il compagno) e quello della felicità perduta. Arturo idolatra il p-adre, e il suo sentimento si alimenta non solo dell'ammirazione per quelle che ritiene le sue straordinarie avventure, ma anche dell'indifferenza che il padre palesemente gli manifesta. Anche il giovane protago11ista del Lo scialle andaluso adora sua madre, ma, vedendola indifferente e lontana, tutta assorta nel suo lavoro di b•allerina e nei suoi vani sogni di gloria artistica, abbandona la casa per farsi prete. La madre e il figlio si ritroveranno in circostanze romanzesche e decideranno di riunirsi, lui rinunziando senza rimpianto alla carriera sacerdotale, lei sacrificando al figlio la vita di teatro. Senonché il giovane dovrà accorgersi in ritardo che la madre no,n ha compiuto per lui una vera rinunzia, perché, ormai stanca ed invecchiata, ha visto fallire definitivamente i suoi sogni d'artista. Il tema della delusione è simbolicamente rappresentato dallo scialle andaluso, in cui il ragazzo si è avvolto la sera in cui ha gettato alle ortiche la sua tonaca da prete, e che rimarrà a ricordargli il momento più umiliante della sua storia, quello in cui ha creduto vanamente in un gesto di disinteressato affetto da parte dell'essere amato. In questa vicenda il motivo della commedia, tanto caro alla Morante, riappare non solo nell'intreccio complicato e romanzesco degli avvenimenti, ma anche nella pre~ senza del simbolico scialle, che ha tramutato il « triste, protervo eroe » in un personaggio da farsa. Il Cecchi ha visto in Menzogna e sortilegio un libro da leggere « senza partecip·are alle passioni rappresentate>}, ma assistendovi « come se fossero recitate e cantate». Ci sembra che questo giudizio segni il limite fra la prima Motante e la scrittrice de L'isola di Arturo. Nei racconti e nel primo romanzo rio·n troviamo, infatti, una partecipazione co-mpleta e appassionata _ della scrittrice ai suoi intrecci avventurosi, ma so,lo un gusto raffinato e quasi settecentesco della rappresentazio11e, che finisce con l'affascinare il lettore più che col commuoverlo, e lo trasforma in uno spettatore curioso e distaccato. Ne L'isola di Arturo, invece, quel gioco prezioso dell'immaginazione si trasforma in un sentimento della vita più vivo e commosso, e in una adesione più romantica della scrittrice a.Ila materia del suo racconto, sicché ella riesce veramente ad attirarci non solo in un cerchio di avventure della fantasia, ma anche di eventi umani e reali. MARISA CÀSSOLA 83 Bibli~tecaginobianco
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