Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

1\!J.arisa C1àssola scritti della maturità riapp,ariranno solo saltuariamente. Già in essi è possibile scorgere la ben nota tendenza della Morante a òiluire la realtà nella morbida sfera del sogno; senonché, qui il « favoloso » è deviato da una i11clinazione alle fantasie paurose, i11 un mondo di spettri, apparizioni, incubi terrificanti, che danno alla narrazione il tono fiabesco di certe leggende nordiche. La tecnica narrativa è già scaltrita (vedi, ad esempio, L'uomo dagli occhiali, dove è efficacemente descritta l'atmosfer~ gelida e tersa di un mattino d'inverno 1, sfondo di una vicenda allucinante, o Via dell'Angelo, dove la scrittrice, p·enetrando nel mondo dell'inconscio, traduce in forme intelligibili il linguaggio confuso di un sogno). Ma merito della Morante è il non essersi lasciata tentare da questo genere « spettrale», che non l'avrebbe portata al di là di un elegante manierisn~o; e, se in tutti i suoi libri ritroveremo una costante mitica e surrealistica, l'Autrice non tornerà più a queste facili avventure della sua giovinezza. Segue, ai primi racconti, Il gioco segreto, uno dei più significativi di tutta la raccolta. Esso, riletto a distanza d'anni, ci appare veramente co·me il punto di p,artenza dei romanzi a venire, di cui contiene il nucleo generatore, sia nei temi affrontati, sia nei modi del narrare, assorti e carichi di suggestioni simboliche. In un decrepito palazzo di un remoto paese di provincia, tre fanciulli, aristocratici rampolli di una stirpe decadente, trascurati da un p·adre debole e da una madre bigotta, ingannano il tedio di lunghe, oziose giornate, con un « gioco, segreto»: lettori accaniti di romanzi avventurosi, ogni sera essi s'inunedisimano, recitando, nei loro eroi prediletti. Allora il palazzo disabitato nasce a nuova vita, nelle stanze risuonano voci di un linguaggio din1.enticato, e gli affreschi alle pareti sembrano animarsi, divenendo lo sfondo vivente dellà loro commedia. Il gioco trascinerà i protagonisti oltre i limiti della loro esperienza p·uerile, facendo loro provare emozioni da adulti, finché il segreto sarà scoperto·, e la p,rofanazione di quel mondo fittizio, tanto più vero della vita vissuta, getterà i fanciulli in una crisi profonda, per uno di essi, forse, mortale. Non è difficile scoprire in questo racconto delle analogie con i futuri romanzi della Morante. Il mondo in cui vivono i protagonisti è remoto e fuori dal tempo, come quello di Menzogna e sortilegio: un paese del sud segregato dal mondo,· una società nobiliare orgogliosa e decadente. Il paesaggio favoloso e lontano dalla realtà è lo stesso dell'isola di Arturo. Su questo sfondo si muovono figure di giovanissimi, ingenui e pur ricchi di una loro esperienza che li rende partecipi della vita nella sua interezza (così il mondo di Anna e di Francesco, così quello di Arturo, che nel suo disperato ardore giovanile acquista ogni umana consapevolezza). Anche la natura arcana, mossa da forze misteriose, partecipa al travaglio dei personaggi; e, come divengono possibili in questa atmosfera allucinata, i sentimenti più morbosi ed esasperati, così i paesaggi più incredibili acquistano contorni precisi e reali: « In primavera anche il giardJno-carcere acquistava una vita fittizia. Nell'angolo assolato il gatto striato di rosso fremeva lungamente, chiudendo gli occhi verdastri. Strani odori subitanei e viventi . . 82 Bibliotecaginobianco I I I

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