RECENSIONI Il gioco segreto di Elsa Morante Tutta l'opera di Elsa Morante, pur nella varietà delle sue manifestazioni, appare imperniata su un centro ispiratore che ne costituisce il tema unico, ripetuto con ossessiva insistenza: il dissidio fra realtà e finzione, dissidio che trasporta i personaggi in un clima di passioni esasperate, e che si risolve talora in una fuga coscie11te dalla vita vissuta, come quella. di • Anna e Francesco, protago11isti di Menzogna e sortilegio, che resteranno avvinti fino alla morte alle malie amorose della prima giovinezza; talora in un tragico senso di vuoto e di delusione, come avviene per Arturo, che abb·andona l'isola magica della sua fanciullezza, consapevole di lasciarsi dietro la stagione eroica della sua vita. In un articolo di Alfredo Todisco, recentemente pubblicato sul « Corriere della Sera», leggiamo un giudizio sul mondo poetico della Morante che risale alla stessa scrittrice: « Tutti i possibili personaggi letterari si lasciano ridurre e tre prototipi fondamentali: Achille, Don Chisciotte, Amleto. Il primo accetta la realtà e combatte in essa; il secondo rifiuta la realtà e se ne finge un'altra; il terzo rifiuta la realtà, non se ne finge un'altra e perciò non può vivere». Questa interessante precis~ione della Morante ci sembra deva intendersi più come u11 generico riferimento al clima caratteristico dei suoi romanzi che come una definizione psicologica dei protagonisti: ché, in effetti, i suoi eroi sono molto più complessi di quanto ap- -paiano a prirna vista, e ognuno di essi ha in sé qualcosa di Achille, di Amleto, di Don Chisciotte. Così il giovane p,rotagonista del racconto intitolato: Lo scialle andaluso prova per la madre un affetto gelo·so ed esclusivo, ma deve dividere l'essere adorato con un terribile rivale: l'ambiente del teatro; e, in un continuo alternarsi di speranze e delusioni, ora si ritira vinto dalla lotta, rivolgendo ad altri oggetti il suo insaziato bisogno di amore, ora s'immagina di avere in pug110 la vittoria, ora, cosciente della vanità d~i suoi sogni, si abbandona alla disperazione. Questa visione dell'esistenza s'è andata man mano determinando fin dalla « preistoria» della scrittrice, preistoria che, ampiamente documentata dai racconti che si leggono nel recente volume, intitolato appunto: Lo scialle andaluso (Torino, Einaudi, 1963), ci appare ricca di singolari avventure e di esperimenti in più direzioni: da una tendenza al « goticismo » fino ad un esperimento di romanzo-balletto, da certe forme oniriche .e simbolistiche al realismo di alcuni bozzetti, diversi generi e modi n·arrativi vi sono rappresentati. Il primo gruppo di racconti (Il ladro di lumi, L'uomo dagli occhiali, La nonna, Via dell'Angelo) fa parte a sé, per alcune caratteristiche che negli 81 Bibliotecaginobianco
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