flrgomenti impianti per le stampe propagandisticl1e (come avvie11.ein Francia), uso di impianti radiofonici pubblici, continuità d'uso del mo·nopolio radiotelevisivo, ecc. ecc. Ma tutto questo fa parte di una vera e propria politica di settore che si ponga il problema del miglioran1.ento della coscienza pubblica e il problema degli strumenti di una coscienza pubblica: siamo, cioè, nel cuore del problema del finanziamento dei partiti, reali, attivi centri di discussione e di elaborazione po-litica. E si tratterebbe di provvedimenti che potrebbero utilmente accompagnarsi, con duplice effetto calmieratore, a disposizio11i legislative sulla propaganda elettorale un poco più restrittive e infrenanti di quelle attuali . . C'è da dire, invece, che l'idea del finanziamento pubblico pone alcuni quesiti. E in primo luogo: la pubblicità dei bilanci dei partiti è connaturata alla natura del finanziamento? In altri termini, è concepibile che i partiti possano non rendere conto del denaro della collettività da essi utilizzato? Sembra o,nestamente di no. Sembra, cioè, che la redazione di bilanci ben precisi, su schemi prefissati, puntualmente resi pubblici, debba essere un co,mplemento indispensabile dell'accesso all'erario. Ma allora: i bilanci do,vran110 anche essere verificati? da quali organi? e, eventualmente, quali sanzio11i dovran110 essere adottate? Qui entriamo in un campo estremamente delicato, e oseremmo dire che le risposte non possono essere taglienti. Siamo probabilmente in una fase dello sviluppo democratico in cui problemi come questi, se s~ ponessero, dovrebbero essere risolti sacrificando il criterio della pura rigidità e completezza teoriche alla considerazior1e concreta delle difficoltà e dei pericoli ancora inerenti ad una lotta politica no-n consolidata - da una tradizio·ne democratica di qualche continuità e prestigio, da un costume pubblico particolarmente maturo, da una profo.nda propensione alla tolleranza, dalla sicura rinunzia a ogni ricorso alla forza. In altre parole, appare ancora pericoloso, in questo stadio della lotta politica, introdurre il principio del co11trollo sui partiti - che tutta la dottrina giuridica, dall'Esposito al Sica, al l\llaranini, al Cheli, ammette derivante dalla dizione dell'art. 49 della Costituzione. - e sia pure introdurlo sotto forma di un controllo dei loro bilanci, da parte di ' organi che non si vede ancora bene quali possano essere (organi ad hoc? ma composti co·me? la Corte Costituzionale? ma sarebbe saggio affidarle questioni amministrative di tale natura? e sopratutto quali sanzio.ni? quali sanzioni ad esempio contro un partito di maggioranza?) Il co11- . . . trollo è probabilmente una tappa nel c~mmino dei partiti, ma è una tappa che dovrà essere raggiunta col tempo e con la maturazione di condizioni che lo rendano democraticamente possibile. D'altra parte, in certo senso, saranno i partiti stessi, co·n attenzione tutta particolare, 77 Bibl.iotecaginobianco
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