Adolfo Battag~ia co-n _gli stracci che, come sempre, volano (anche quando talvolta so·n ben pesanti stracci) se il sistema del finanziamento dei partiti consiste nella subordinazione dell'interesse pubblico obbiettivo all'interesse privato· particolare, o· nella scorrettezza amministrativa degli enti pubblici? Se si vuole modificare la situazione, occorre deviare il corso· del fiume da cui si dipartono, naturalmente, tanti piccoli rivoli alimentati da motivi i più vari, malcostume personale, amicizie particolari, storia politica ricca di tradizioni, costume pubblico rilassato, controlli amministrativi deficienti, ecc.; ma pensare di eliminare i piccoli rivoli che ir1fangano la campagna mantendo im1nutato il corso del fit1me che li genera è un controsenso: elimineremmo al più, qualche infiltrazione locale particolarmente appariscente; 1na è facile capire che si rifo·rmerà immediatamente altrove e che è il fiu1ne che biso·gna deviare o imprigionare se si vuole fare qualche cosa di realmente costruttivo. Occorre dunque liberare i partiti dall'obbligo del finanziame11to privato, dalla necessità ( derivante dalla loro stessa dimensione, che è a sua volta obbligata nel mondo del suffragio universale) di subordinarsi al potere economico privato o di premere per la cattiva amministrazione degli enti pubblici. E se questo è l'obiettivo, perdono di valore parecchie obbiezioni che comunemente si muovono all'idea del finanziamento pubblico. Perde valore, anzitutto, la tesi di chi oppone che, oltre al finanziamento· pubblico, i partiti, smisurati, i11controllabili nei loro aspetti finanziari, riceveranno pur sempre sovvenzioni integrative da parte di privati, sì che la situazione non sarà sostanzialmente diversa da quella attuale. Ma, per l'appunto, non si tratterà di sovvenzioni indispensabili, obbligate; ma di sovvenzioni integrative, aggiuntive rispetto al normale flusso di denaro già assicurato al partito dal fi11anziamento pubblico. Con il che entra in giuoco un duplice meccanismo. Da una parte, si attenua assai l'i11tere~se alla sovvenzione dei privati finanziatori, la cui forza, diciamo così, contrattuale, nei confronti dei partiti, scema automaticamente quando il loro contributo diviene un plits invece che l'esaudimento di un sos. Dall'altra parte, viene meno l'interesse della classe politica alla sovvenzio-ne privata, e si facilita quella indipendenza e quella autonomia della classe politica dalla classe economica, alla quale è assurdo pensare che la prima non aspiri, ma cl1e viene notevolmente infrenata dalla necessità che essa ha di ricorrere alla seconda. Diremmo che si riuscirebbe a creare perfino· una sorta di dialettica in partiti, co·me quelli di destra, che sono i naturali rappresentanti dei ceti economici privilegiati: le cui esige11ze, tuttavia, raramente posso110 essere trasferite sul terreno politico senza quella mediazione che la 74 Bibliotecaginobianco
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