Alberto Ron,chey del 25 per cento la produzione di materiale fissile (uranio arricchito) per gli stocks di armi atomiche'. Subito dop_o Gleµn Seaborg, presidente della commissione per l'energia nucleàre, ha precisato che in conseguenza del provvedimento saranno chiusi quattro reattori a plll:- tonio e che complessivamente la riduzione d'un quarto della produzione comporta solo il licenziamento di 2900 persone. Più gravi sarebbero i problemi posti all'economia americana da un disarmo generale, comprendente le forze convenzionali. Ma fra il '45 e il '47 vi fu già un disarmo sopportato senza crisi dalle strutture economiche degli Stati U11iti: e allora non appariva nemmeno immaginabile che in America si potessero vendere solo in un anno, com'è accaduto nel '63, quasi 7 milioni e 700 mila pacifiche aut~mobili, mentre in ogni campo le possibilità del consumo e della spesa pubblica si rivelano sco·nfinate. Senza dubbio un disarmo generale imporrebbe all'industria americana una conversione tecnica e un colossale reimpiego di capitali e manodopera: ma un simile programma è realizzabile, sebbene per gradi. La prospettiva non è catastrofica al confronto co·n la rivoluzione tecnologica accelerata che l'economia americana ha già affrontato negli ultimi anni: sebbene l'automazione faccia perdere l'impiego· a 40 mila cittadini degli Stati Uniti ogni settimana e l'aumento della popolazione proceda al ritmo del 20 per mille l'anno, il numero dei disoccupati è sceso da 4 milioni e mezzo a 3 milioni e 900 mila dal dicembre del '60 al dicembre del '63. La difficoltà del disarmo controllato, quella _che suscita scetticismo dinnanzi all'ottimistico modo di argomentare dei laburisti o dei socialisti (o di Fanfani e La Pira), risiede soprattutto nelle difficoltà dei controlli in Russia, che non sono tecniche e superabili per volontà politica, bensì politiche. Su questo argomento, beninteso, è stato detto quasi tutto; ma non è stato posto ancora sufficientemente l'accento sulla circostanza che il controllo del disarmo, per i sovietici, è anzitutto problema di politica interna e persino questione istituzionale. Ancora un an110 fa, alla « Tavola Rotonda» che fu dedicata all'argomento dagli amici del « Mulino » in Palazzetto Venezia, ascoltammo qualche socialista perorare il disarmo controllato co·me problema generico di fiducia e volontà politica, laddove piuttosto le ispezioni con1portano l'apertura dell'intero territorio sovietico (oggi chiuso per due terzi agli stranieri) il controllo e la riforma dei bilanci (poiché gli stanziamenti ufficiali ·per la difesa non corrispondono in nessun modo alle stime sul costo delle forze atomiche e convenzioni dell'URSS), il controllo della pianificazione e della ricerca scientifica. Introdurre anche per gradi dall'esterno una sola di que_ste forme di verifica sarebbe già un trauma per i russi, una 64 Bibliotecaginobianco
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