Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

Giornale a più voci articolata in termini regionali; il secondo relativo alle forme ed alle dirnensioni da tale politica attualmente assunti. Per quanto riguarda il primo punto, sia che il problema dello sviluppo del Mezzogiorno venga pensato in termini di n1odificazione del co1nplessivo meccanismo di sviluppo dell'economia italiana, sia cl1e ci si proponga un problema di sviluppo dualistico, che consideri il Mezzogiorno nel suo insieme nei confronti del Settentrione, sembra che oggi si sia sostanzialmente d'accordo nel riconoscere che 11na più razionale condotta avrebbe voluto che fossero state prima individuate e definite le grandi direttrici dello sviluppo meridionale, in n1odo da stabilire preventivamente diverse scale di concentrazione industriale nell'ambito di più vaste aree di gravitazione regionale. Il che evidentemente postula l'esigenza che la Regione partecipi, come indispensabile strumento di raccordo funzionale, alla elaborazione ed alla realizzazione di t1na politica econon1ica nazionale programmata, intervenendo con una attività di proposta nella fase i11iziale, di verifica nella fase centrale e, infine, di attuazione e di controllo democratico nella fase terminale. Tutto ciò è proprio quello che è mancato alle spalle di quanto in questi ultimi anni sia1110 andati costruendo nel Sud. Né a dissimili indicazioni di politica econo1nica conduce l'esame delle gravi questioni poste dall'attuale carenza di coordinamento tra le attività dei vari Consorzi per le Aree ed i Nuclei industriali. Così, per fare un ese1npio, i quattro consorzi limitrofi della Campania (Napoli, Avellino, Caserta, Salerno) continuano ciascuno per proprio conto (e non potrebbero del resto fare altrimenti) ad elaborare ipotesi di sviluppo e le conseguenti previsio11i in n1ateria di nuovi posti di lavoro, di progettazione delle infrastrutture, di localizzazione di detern1inate industrie, ecc; mentre è evidente invece che le previsioni di sviluppo dei vari co11sorzi e le esige11ze cl1e ne derivano -saranno solo in parte conciliabili. Per passare al secondo punto, quello cioè relativo ai ter1nini dimensionali e qualitativi assunti dalla politica di concentrazione industriale nel , !vlezzogiorno, non si può non ricavare 111otivi di grave perplessità e preoccupazione di fronte alla « proliferazione» dei territori « selezionati >> da questa politica. Al 31 ottobre 1963 erano stati riconosciuti i « requisiti minimi » per ben 41 tra Aree di sviluppo industriale e Nuclei di industrializzazione, che già oggi coprono all'incirca 1/5 dell'intero territorio meridionale, e che, rappresentando diversissime realtà territoriali e socio-economiche, non consentono né l'elaborazione di un organico programma d'intervento, né l'apprestamento di efficaci strumenti operativi. Tale situazione è anzitutto chiaramente in contrasto con i 111otivi e gli scopi che furono presenti alla mente del legislatore allorché, a partire dal 1957, cominciò a delinearsi la ten1atica· delle Aree e dei Nuclei· di sviluppo industriale. Da un lato il perdurare di un'alta congiuntura del mercato, il delinearsi di qualche prima « diseconomia » nel triangolo indu- ~triale, il precisarsi di situazioni comparativamente vantaggiose nel Mezzogiorno per quanto riguarda i costi dei terreni e della mano d'ope·ra, e 43 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==