.... ,.. Dall'idealismo alla storia il carattere di « risacca politica » che il fascismo venne ad assumere, quando, con la vendicativa complicità del Giolitti, cominciò ad affermarsi come movimento organizzato e rappresentato in Parlamento e a proclamarsi difensore della libertà e della patria dall'assalto comunista: « In realtà - scriveva De Ruggiero nel « Paese », il giornale di Nitti, il 5 novembre 1921 - sta il fatto che il pericolo bolscevico era scomparso quando questo esercito claudicante, questi vivandieri che simulavano andature di arditi, si misero in marcia. È quistio·ne di dati inoppugnabili: mentre la Russia appariva arbitra della situazione italiana, mentre le convulsioni degli scioperi disperdevano le riserve nazionali di capitale e lavoro, il fascismo ancora non era, almeno in quel modo di essere che rivelò più tardi: tant'è vero che alle pavide oligarchie, rimaste indifese, nessuna concessio·ne parve eccessiva, commisurata alla propria paura » (p. 392). C'è qui un vigore di stile e di intuizione politica che farebbero invidia a uno storico dei nostri tempi che imprendesse ad analizzare gli eventi di allora, così come altrove (e gli esempi che addurremo saranno solo una piccola parte di quelli che si potrebbero trascegliere) si può cogliere un gusto del reale che potrebbe sorprendere in un filosofo idealista del quale non si volesse ammettere quel progresso in senso storicistico cui prima si accennava: « Chi potrà negare - osservava nel « Secolo» del 16 novembre 1921 - che socialisti e cattolici, nonostante le loro negazioni intransigenti della guerra, ne siano gli eredi privilegiati, e che tutto il loro presente favore sia· un contraccolpo degli avvenimenti contro cui più di o·gni altro essi inveiscono? » (p. 408). E di origine realistica è l'atteggiamento- di sempre più accentuato favore con cui prende a considerare il socialismo, perfino con punte che oggi ci sembrano eccessive, perché troppo indulgenti verso la conto,rta logica dell'estremismo, al quale piaceva e piacerebbe di sentirsi ancora ripetere che la libertà è « capace di realizzarsi ancl1e attraverso la coercizione e l'apparente sacrificio degli individui » (p. 483), mentre di grande efficacia e di non passata attualità ci sembrano i suoi moniti alla borghesia, o meglio a quella parte <s. egemonica » della grossa borghesia, che col suo atteggiamento ultraconservatore pro·voca se non giustifica la violenza della lotta di classe, dimentica che « le lotte che essa ha combattuto nel passato sono state sempre rivolte contro i privilegi e non contro le classi: la sua armatura di guerra è ~tata non la propria struttura di classe, anzi la pròpria universalità, la propria attitudine a includere, ad ass·orbire in sé come in unica lizza o palestra, tutte le forze sociali » (marzo 1921, p. 368): qui e in altri luoghi De Ruggiero andava elaborando un concetto di grande importanza per il moderno liberalismo, e no,n possiamo affatto esclu31 Bibliotecaginobianco
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