Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

Raffaello Franchini Ma Gentile non doveva essere· tro·ppo propenso a lasciarsi impressionare dall~ analogie storichG, onde Omodeo incalza ~n una- lettera successiva, con tono di aperto· appello• e di chiaro monito anche se temperato dal timor reverentialis dell'antico discepolo: « E in questo mo-mento io ardisco, caro professore, dare un consiglio anche a Lei. Non avalli più col nome onorato di Giovanni Gentile questa politica che degrada così in basso, e che fa suonare co1ne un'iro·nia quell'ideale dello Stato forte e dello Stato etico che nutriamo• nel profondo dell'anima » ( 19 dicembre 1924). Ma furono tentativi vani, che pure facevano sorgere nell'Omodeo perfino lo scrupolo di « po~er apparire duro o ingrato » verso il Maestro (22. 5. 1926) e il cui fallimento lo indusse a tentare un'o·pera di mediazione tra i due massimi rappresentanti della tradizio-ne idealistica italiana, in modo che almeno- sul piano culturale si potesse continuare a edificare in comune: « Si ponga termine - scriveva al Gentile il 27 ottobre 1927 - da parte nostra a polemiche che trascendono, di troppo le persone di Croce e di Gentile, e comprometto-no la stessa vita culturale. Questo domando io, e questo domanda110 tanti altri giovani che desiderano lavorare. Io no·n pr<;>·pongoriconciliazioni fo,rse difficili. Vorrei . una tregua d'armi, o meglio l'impegno ad accettare dei limiti, senza di cui daremmo fuoco all'edificio della nostra cultura ». Ma fu soltanto una genero,sa, e forse una doverosa, - illusione, che l'Omodeo, coltivò parallelamente al Nicoli11i e probabilmente con qualche altro comune amico. Tra le due posizioni, quella liberale di Croce e quella fascista di Gentile, non v'era alcuna possibilità di tregua, no·n che di acco·rdo. Dietro quelle diverse posizioni politiche erano due filosofie che ai giovani del tempo non sempre erano apparse in tutta la loro profonda diversità di origine e di sviluppo, ma che o·ggi, grazie alle crisi storiche attraverso · cui entran1be, con diverso esito e di gran lunga più favorevole per quanto si riferisce al Croce, sono passate, hanno finalmente acquistato un senso e una fisiono-mia assolutamente inco1 nfondibili. Altro-ve noi stessi abbiano· sottolineato differenze e incompatibilità di ordine logico, metodologico, storiografico-; qui ci sarà sufficiente po,rre l'accento su quella fondamentale, di ordine eticò, che tutte le altre giustifica- e sottintende. Di fronte alla dittatura Croce acquisì progressivamente coscienza di un motivo pro.fondo-, insopprimibile, che percorre tutta_ la speculazione occidentale, da Socrate al cristianesimo alla moderna religione della libertà e che costituisce la perenne giustificazione di ogni filosofare: l'indipendenza del pensiero dal potere, l'auto·nomia della vita morale nei confronti di quella statuale. Nel ribellarsi al fascismo Croce in parte si r!bellò anche co,ntro sé stesso, compiendo una salutare auto26 Bibliotecaginobianco

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