Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

Ernesto 1\1.azzetti e sociale di certe province non gravita più sulle regioni di cui esse fanno parte, ma sulle regioni confi11anti. È senza dubbio giusto cercare di ripartire più equamente l'istruzione universitaria tra le regioni, ma perché i risultati della ripartizione siano positivi è indispensabile che il punto di partenza per ogni. iniziativa sia la realtà regionale riguardata sotto il profilo eco·nomico e demografico, e non già storico-ammi11istrativo. 6) Una politica volta a migliorare la distribuzione territoriale dell'Università dovrebbe prefiggersi due obiettivi fondamentali: co·ntribuire ad attenuare gli sqt1ilibri regio·nali e aume11tare il gettito annuo di laureati. Per quanto riguarda il contributo all'eli1ninazione degli squilibri, l'università può agire su due piani, economico-sociale il primo, geografico-urbanistico il secondo. 7) Il miglio,r funzionamento d'un ateneo, o - qualora mancl1i -- la sua istituzio·ne, permette un più celere ricambio delle classi dirigenti locali o l'introduzione in esse di stimoli nuovi con una influenza che sarà più o meno marcata a seco·nda che l'area su cui agisce l'università sia provinciale o regionale. La disponibilità di quadri ad alto livello, specie tecnici, consentita da una nuova università è, inoltre, di per sé un importante fattore di sviluppo, di richiamo di iniziative imprenditoriali. L'insediamento di nuo·ve industrie - scrive in pro·posito Luciano Gallino· 3 -- avviene con notevoli difficoltà ove non sia possibile reperire in loco uri numero di capi e quadri dirigenti adeguato alle necessità del nuo,vo impianto; « quando la scelta si orienti verso aree di tipo agricolo sottos_viluppato, itno dei maggiori fattori negativi sarà appunto la scarsità locale di quadri tecnici e direttivi, cui si contrappongono gli alti costi richiesti per trasferire in loco quadri dirigenti provenienti dai grandi centri urbani ». Queste affermazioni sono valide sopratutto per la Basilicata e la Calabria, dove l'istituzione di un'università può senza dubbio rappresentare un elemento di rottura in una realtà sociale ristagnante, sopratutto se si darà vita ad una università « diversa », no·n afflitta sin dalla 11ascita dai mali cronici delle altre università italiane, ma organizzata in base a criteri n1o·derni e ad indi- .,. 3 GALLINO LUCIANO, Questioni di sociologia industriale, Comunità, Milano 1963, pgg. 142-143. 12 Bibliotecaginobianco

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