Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

Università e squilibri regionali certo un motivo di conforto. Semmai un motivo di più per affrettarsi ad eliminare almeno gli squilibri dell'Università. 5) Una prima indicazione circa il 1nodo di ovviare agli squilibri nella distribuzione delle università, viene dalla richiesta di creare nuove università nelle regioni che ne sono sprovviste. Ma è 11na indicazione generica. Vale davvero la pena, ad esempio, istituire una università in Val d'Aosta (popolazione 100.000 ab.), oppt1re in Lucania, (650 mila ab.) specie se un'università verrà istituita in Calabria e se l'apertura dell'autostrada renderà più agevoli le comunicazioni tra le due regioni? E vale la pena di dare una università al Molise, regione di recente costituita (e non certo in obbedienza a reali esigenze eco,nomiche o urbanistiche), ammesso che convenga darla all'Abruzzo? E una volta stabilito di istituire nuove università in Calabria, Abruzzo e TrentinoAlto Adige (parliamo, è cl1iaro, sempre per ipotesi), dove ubicare q1.1esti nt1ovi centri d'istruzio11e superiore e in base a quali considerazioni? All'Aquila perché è il centro amministrativo e perché gli studenti organizzano manifestazioni, o a Pescara? A Trento, oppure a Bolzano per evitare che gli studenti di lingua tedesca vadano a Innsbruck: ove sono esposti alla pro,paganda anti-italiana? Oppure conviene vagheggiare soluzioni salomoniche, tipo la ripartizione fra tre città escogitata per la Calabria? Non sembra che su questi problen1i si siano finora abbastanza soffermati gli stessi fautori della riforma universitaria e le autorità di governo. Ed è un male, perché si tratta di problemi 1nolto• importanti, alla cui soluzione è legata la funzionalità delle strutture universitarie del paese e la stessa prospettiva dello svilt1ppo eqt1ilibrato. Un primo criterio per affrontarli può 1.1tilmente venir suggerito dalle considerazioni del prof. J...JucioGambi a proposito delle deli1nitazioni territoriali delle regioni 2 • Tali considerazioni hanno posto· in luce come n1olti confini amministrativi risultino oggi anacronistici giacché fatti nuovi, di natura economica, demo,grafica e urbanistica, hanno modificato le realtà regionali fino al pt1nto che gran parte di quelle divisioni regionali, provinciali e comunali che ieri sembravano· le p_ii.1 funzionali (e non sempre) rappresentano oggi, o minacciano di rap-_ presentare, altrettanti ostacoli allo sviluppo equilibrato. Inoltrt:, tra le diverse aree, in virtù dello sviluppo delle reti e dei mezzi di comunicazione, si sono creati rapporti nuovi, al punto che la vita economica 2 GAMBI Lucio, L'equivoco tra compartimenti statistici e regioni costituzionali, Faenza 1963. 11 Bibliotecaginobianco

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