Cronaca Libraria intesi in una maniera primitiva e barbara, ancorata ad incrostati ed anacronistici pregiudizi, di fronte all'apparire della civiltà meccanizzata che, sia pure lentamente e con ritardo, sta facendo la sua comparsa anche in Sardegna. Nel romanzo è raccontata la storia di un uomo della Barbagia, il suo graduale slittamento verso il banditismo ed infine la sua sconfitta. Zuanne Malune, sop,rannominato Sonetaula « perché ogni colpo dato a lui, dicevano i compagni per ridere, faceva sonu' e tàula, rumore di legna, come ad essere già dentro una bara », all'inizio della vicenda è un ragazzo di dodici am1i che ha già conosciuto la triste condizione del garzone, ha provato la miseria più avvilente, « la puzza di corno bruciato» - come dice l'autore -· ed in una livida alba ha visto suo padre, accusato di un misfatto che non ha commesso, abbandonare il paese per prendere la strada della colonia penale. La maggior parte delle sue giornate Zuanne la trascorre sui monti col gregge, portandosi dentro l'amarezza per il padre che sconta una pena ingiusta e covando un sordo proposito di vendetta. Gli sono compagni e maestri di vita due vecchi pastori, il nonno e Giobatta Sanna, tipici rappresentanti di w.1a società chiusa ad ogni innovazione, diffidente di qualsiasi mutamento, fatalisticamente rassegnata al prop,rio immobilismo. « Chi nasce bue che ari e chi ragno che fili. E noi siamo nati pastori... Condanna per condanna, teniamoci questa ». È la loro logica. Il giovane Sonataula, a contatto con loro, apprende anche che quando si riceve uno sgarbo, non si deve mai ricorrere alla giustizia, non è onorevole e non è virile. « Non c'è convenienza, e danno sì, - dice il vecchio Giobàtta __. a immischiare la giustizia nelle nostre cose. Mai dire, mai! Gli frigge la bocca, prima o poi, a chi tanto parla... Loro della giustizia sanno il codice ... Ma qui nel monte chi c'è a guardarti le spalle? La giustizia c'è? ibliotecaginobianco Sì, aspettala, piccioncino mio. Quando essa arriva, tu sei già steso ... Ti prende il nome dal portafogli, un bel verbale e tanti saluti ». E Sonetaula al momento opportuno saprà far uso di questi insegnamenti. Ma una volta che si è lasciato irretire nelle maglie di questo codice d'onore, ne rimarrà prigioniero per sempre, perché esso ha una ferrea logica, una spietata conseguenzialità. Via via che il giovane Zuanne sprofonda nel suo abisso, intorno gli si crea il vuoto, si stringe il cerchio della sua disperata solitudine. Anche quelli che erano stati suoi compagni d'infanzia, un'infanzia avvilita dalla miseria e dalla fame, lo abbandonano e fra questi Maddalena e Giusep-pino. Quest'ultimo - una volta anche lui pastore - si è tirato fuori dall'immobile mondo pastorale ed è riuscito ad inserirsi nella realtà nuova delle officine, ad adattarsi alla civiltà industriale, che può e deve - questo è il trasparente giudizio dell'autore - trasformare le vecchie strutture di una società che· è ancora ferma alla preistoria. Giuseppino cerca di convincere il vecchio compagno a rompere con il passato e a costituirsi (chè solo così potrà rifarsi una verginità di vita), ma inutilmente, perché Sonetaula ormai dovrà percorrere sino in -fondo la sua strada. Infatti, proprio quando ha capito il fallimento della sua breve esistenza, viene stroncato dalle raffiche di mitra della Legge. Giuseppe Fiori nel raccontare questa vicenda che a volte si colora di forti tinte, ha usato una scrittura asciutta e nervosa che ben asseconda il ritmo del racconto. Comunque è alla prima parte del romanzo, laddove lo scrittore evoca l'adolescenza di Sonetaula, la dura vita dei pastori sui monti, le figure del nonno e di Giobatta Sanna, fiere e patetiche al tempo stesso, che vanno le nostre p1 referenze. Perché in seguito, soprattutto nella parte centrale del romanzo, quando lo scrittore si sofferma a narrare l'incon127
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