Cronaca Libraria giano fa soltanto da sfondo alla vicenda di Angela e Marco, una donna già inserita nella lotta antifascista e un girovago, uno dei tanti sbandati dell'8 settembre. Marco troverà in Angela l'occasione per riscattarsi dallo sbandamento, per capire certe ragioni fondamentali e la donna· vivrà giorni di passione mai conosciuti nella sua ordinata vita di provincia. Finché le ruote di un camion tedesco la uccideranno e Marco resterà - con Gino, il marito di lei - a contare, a ciglio asciutto, le ragioni di un'esistenza che, dopo la morte di Angela, non può essere più quella di prima. Un « breve incontro», una delicata vicenda che è, tuttavia, inferiore al racconto che la precede: ci sono . ' . . piu pause e minor vigore rappresentativo. Seri ttore di un solo libro lo Zorzi? Forse, ma nel senso che egli ha timore o pudore di scrivere: perché avrebbe ancora e utilmente da dire sul tempo e sui luoghi che gli sono . cari. E. C. GIUSEPPEFIORI, Sonetaula. Canesi, Roma, 1963. Due sono i rischi maggiori che può correre un narratore meridionale allorché pone mano ad un'opera che ha per sfondo la sua terra. Da un lato può lasciarsi frastornare dal peso di una tradizione folcloristica che esercita un suo innegabile fascino anche sugli animi più criticamente avvertiti; dai suoi aspetti più appariscenti, ma meno profondi, i quali anziché aiutare a capire il dramma antico della gente del Sud, contribuiscono ad alimentare la retorica di un Meridione pittoresco e spensierato, e a far esaurire lo assunto dello scrittore in un vieto, anche se colorato, bozzettismo. Dall'altro c'è il pericolo opposto e cioè che lo seri t- ~qre scivoli nel cronachi$mo protesta1-26 Bibliotecaginobianco tario, nella letteratura di denuncia, che, se hanno una .loro non trascurabile efficacia ·sul piano documentario atti come sono a far conoscere la spesso intollerabile condizione sociale ed umana nella quale versa ancora molta parte della popolazione meridionale, non superano quasi mai gli angusti limiti del documento. Ma non mancano nel filone della letteratura meridionale e meridionalistica opere che pur nella loro con1piutezza poetica ed artistica, conservano una intrinseca vis polemica, una carica di risentito sdegno e di accorata protesta. Pensiamo all'immagine del Sud, spesse volte autentica ed amara, che viene fuori, per fare solo alcuni esempi, dalle opere di Bernari, di Alvaro, di Vittorini, di Dessì, autori certamente diversi tra loro, ma che pure hanno saputo descriverci, con autenticità, il dramma del Meridione, che hanno saputo scavare a fondo nella psicologia della sua popolazione, che hanno saputo rappresentare, con drammatica evidenza, la condizione dell'uomo del Sud. Un tenace impegno di smitizzare la realtà, di sganciarsi da una · tradizione cui turale isolana an tiquata, di denunciare certe forme di vita arcaica, che se da un punto di vista folcloristico non mancano di una loro attrattiva, non sono più tollerabili in un paese che si dice civile, è avvertibile in un gruppetto di giovani seri ttori sardi, fra i quali spicca Giusep-pe Fiori che si mise in luce qualche anno fa con un singolare libro I baroni della laguna, un'opera che stava tra l'inchiesta giornalistica e il romanzo. Fiori si ripresenta ora all'attenzione del p·ubblico e della critica con il romanzo intitolato Sonetaula, che, inedito, si piazzò al secondo posto al premio Deledda del '62. Alla base di Sonetaula c'è una grossa ambizione: quella cioè di voler rappresentare il processo di crisi della vecchia società barbaricina, chiusa nel cerchio di una vetusta tradizione, tenacemente agrappata ai concetti di giustizia e di onore
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