Cronaca Libraria tive contro la borghesia e la classe dirigente, ma mai maturò nella comprensione politica dei problemi della classe operaia inglese. Insomma un tipo di riformismo cartista, che in Inghilterra, fin dall'approvazione del Poor law emendament act, aveva avuto brillanti epigoni in Owen e Doherty: «l'impegno sociale di cui si sentono investi ti - nota Manieri-Elia -:- non li affranca dal generale clima romantico della letteratura europea» (pag. XXIX). Mor1is si serve di un vocabolario colorito e non sempre concreto, ma in sostanza esprime esigenze di un sano riformismo: « nella migliore tradizione anglosassone, è l'uomo d'azione che sente l'urgente necessità di intervenire nel processo, l'esigenza di nuovi strumenti di controllo democratico perché i mutamenti sempre più rapidi non avvengano a danno della collettività e a solo vantaggio di pochi; e che sopratutto cerca continuamente di riportare i fenomeni deprecati alle loro cause politico sociali » (A. CEDERNA, Architettura e socialismo - « Il Mondo», anno XV, N. 38 - 17 settembre 1963). Le conferenze che si leggono in questo libro sono denunce violente di assurde condizioni di vita, di caos urbanistico, di ingiustizie sociali: « fino a quando le nostre strade non saranno decorose ed ordinate, ed i nostri parchi urbani non interromperanno la monotonia dei muri di calce e mattoni e rimarranno aperti al pubblico; fino a che i nostri parchi -suburbani non saranno floridi e smaglianti, anziché distrutti da orribili lottizzazioni; fino a che un cielo libero e terso non ci sovrasterà e sotto ai nostri piedi non vi sarà della verde e tenera erba, fino a che il succedersi delle stagioni non toccherà i nostri lavoratori con altre .impressioni che non siano la miseria dell'inverno e la fatica dell'estate; fino a che questo non accadrà, i nostri musei e le nostre scuole d'arte saranno soltanto passatempi per i ricchi, e presto cesseranno di essere· tali anche per loro». Un 122 Bibliotecaginobianco tono, questo, davvero sconcertante: « il ceto medio _, nota il Manieri Elia - sembra :chiedersi cosa voglia quest'uomo che continua a parlare di rivoluzione dopo cinquant'anni di continue e progressive riforme. I veri marxisti non smettono di biasimarlo per i suoi gusti, per le sue poesie e per la sua insistenza nel rivolgersi al mondo borghese; tutti lo guardano con un certo timore, ma non mancano di riconoscere in lui una grande capacità realizzativa » (pag. XIX). Morris in altra occasione chiarisce la sua posizione politica: « io intendo per socialismo una condizione della società nella quale non dovrebbero esserci né ricchi né poveri, né padroni né servi, né disoccupati né sovraccaricati di lavoro, né lavoratori intellettuali col cervello esaurito, né lavoratori manuali col fisico rovinato; in altre parole, una società in cui tutti gli uomini vivono in condizioni uguali e conducono la loro attività utilmente, con la piena coscienza che il danno di uno significa il danno di tutti ». In questo articolo è ben chiaro che il socialismo di Morris è sentita e commossa partecipazione alle sofferenze del1 'umanità. Il suo non è un contributo politico capace di trasformare i buoni sentimenti e i migliori propositi in azione di rinnovamento sociale: « Il suo socialismo non va oltre l'affermazione del diritto degli uomini all'arte e al godimento della natura; ma è il primo ad insistere sul rapporto di causalità esistente tra lo scadere del gusto e la crisi sociale in atto: concetto molto difficile da accettare e pregno di verità sovvertitrici, che Morris e i suoi continuatori svilupperanno aprendo la strada, in architettura, al pensiero moderno». È ancora una delle giuste considerazioni di Manieri-Elia nel saggio di introduzione alle conferenze di Morris. L'architettura impegnò Morris ancora più che la politica, anche se trattò di entrambe quasi sempre assieme. L'in-
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