Cronaca Libraria Fu proprio allora - mentre gli USA avevano proclamato la dottrina della « porta aperta », il paese era ridotto una « ipocolonia » ed il p,roletaria to andava faticosamente formando i suoi quadri - che Lu Hsun abbandonò lo studio della medicina per la letteratura: « io lotto, ma non con la sciabola. La penna si può con1prare con cinque centesimi ». E sempre - dai primi anni in cui studiò le teorie evoluzionistiche (aveva conosciuto il darwinismo in Evoluzione ed etica di Huxley) e poi, in seguito, quando precisò i suoi principi politici - alla base della sua lotta vi fu la coerenza e la fede dello « seri ttore militante, che deve usare la sua 1nente per ragionare e far ragionare ». Combatté la trailizione confuciana e la cultura di Men cio, indicando l'indipendenza economica come base indispensabile alla conquista della libertà e al miglioramento - quindi - della « condition humaine » richiesto dalla storia. Non solo. Nel 1912 - caduto l'impero mancese -· si era formato il pri1no governo repubblicano, ma i problen1i di fondo della società cinese erano -ancora tutti da risolvere, in quanto --- tra le maglie fittissime di un atavico regime feudale - il capitalismo straniero pompava le risorse del paese, agevolato dal diritto di extraterritorialità (che durò, de jure, fino al 1942) e malattie, analfabetismo (nel 1919 si registrava il 90% di analfabeti), servilismo, conservatorismo erano un'altra faccia della terribile situazione. Lu Hsun scriveva: « noi -cinesi, incapaci di comprenderci gli uni cogli altri, siamo un grande piatto di sabbia sparsa... ora è tempo che i nostri scrittori guardino la vita in faccia in maniera onesta, acuta e sicura, e scrivano di sangue e di carne ... non m'importa se il mio grido è audace o triste, è un appello alle armi ». E le sue armi - per una guerra Bibliotecaginobianco disperata ma non assurda, assolutamente logica - furono i racconti (che - dopo il movimento del 4 maggio 1918, il quale rappresentò una svolta decisiva nella rivoluzione cinese - pubblicò in lingua paihua nella rivista Gioventù nuova) e gli scritti critici o « pensieri vagabondi », come egli usava chiamare questi ultimi; il suo manifesto - La vera storia di Ah q, un breve racconto con il quale iniziò il realismo della moderna narrativa cinese. Ah q è un poveraccio, un disfattista la cui rabbia non ha bersaglio in quanto egli non ha posizione di schieramento; è un velleitario, un isolato, da troppo tempo abituato a celare s.e stesso ed i propri fallimenti dietro una stupida « vittoria morale»; è la vecchia Cina insomma, un po' il soldato Schweik e tutto il mondo è paese ... Tra milion1 di Ah q, Lu Hsun riuscì a levare la sua voce, propagandando la necessità di capovolgere la situazione di oggetto in quella di soggetto in casa propria, onde inserirsi con pari dignità in un consesso mondiale. Per ciò, non smise mai di cercare i motivi di una ben determinata realtà storica, senz_a fermarsi ai segni immediati che, il più delle volte, falsano questa stessa realtà; e, senza fare della violenza lo strumento caratterizzante una rivolta, egli sostenne sempre che « non bisogna fare la Rivoluzione per dare il potere a una classe, ma per dare una possibilità alla vita ». Naturalmente, nella generale distruzione della ragione, anche Lu Hsun non sfuggì a momenti di crisi in cui si chiedeva come si possa « dopo qu,a ttromila anni di storia di mangiatori di uomini » continuare a credere al propriq posto nell'universo. Ma forse, aggiungeva, « vi sono ancora bambini che non hanno mangiato •uomini ... se non si può dire che esista la speranza, nemmeno si può dire che non esista. È come le strade che tra119
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