Problemi sociologici della distribuzione della folla ano-nima delle grandi città? I clienti, così, sono spersonalizzati, essi so1 no un genere « i clienti »: la pura volo11tà di comprare. Mentre nella bottega una pluralità di modelli di co1npravendita distingue tra cliente e cliente, lo stesso è impossibile e comunque deplorevole nella grande-distribuzione. Mentre il bottegaio tende a replicare col suo comportamento di vendita la gerarchia degli statuses, ricalca cioè· la stratificazione sociale, la grande-distribuzione appiattisce i dislivelli, mortifica la distanza sociale ed impo,ne all'ambiente nel quale opera il suo standard razionalmente n1otivato. Lo stesso orientamento universalistico verso· le perso-ne lo si ritrova anche verso gli oggetti sociali. Le aziende della grande-distribuzione seguono uno standard eguale per tutta la rete dei punti di vendita: insegne pubblicitarie, attrezzature di vendita, vetrine, camici, bollette, tutto tende ad essere uniformato 1 secondo una corporate image, lo « stile » dell'azienda. Anche le merci sono normalizzate, e nel senso che una unica centrale di acquisto, rifornisce tutta la rete dei punti di vendita, e nel senso che sono prodo,tti di serie, sono le merci dei circuiti commerciali nazionali ed internazionali uscite dalla grande e media industria, o.gni pezzo identico all'altro, senza l'individualità e la « rozzezza » dei prodotti delle piccole imprese artigiane dei già citati circuiti « dialettali », ai quali fa capo la bottega-tradizio,nale. Un'ultima co-nsiderazione sulla grande-distribuzione in tema ài problemi sindacali: il sindacalismo nel settore terziario è poco sviluppato, a livello delle aziende al dettaglio praticamente inesistente. La ~ola idea del « garzo-ne » che fa sciopero da solo è umoristica, scio.perare significa p-er lui la crisi di una relazione personale, per il padrone un affronto. Nella bottega si fanno· le cose « in famiglia », ed il padrone è paternalista proprio nel senso che sul sistema familiare modella i rapporti di dipendenza nell'impresa. Allo stesso mo-do in cui il senso di una identità di pro1 blemi e di po1 sizione sociale è nato n,elle classi subalterne quando• si sono incontrate numerose nelle manifatture, lo stesso può accadere, ed accade, nella grande-distribuzione. I due modelli di strutture commerciali, da noi presentati, so-no .certamente approssimativi anche se, riassumendo i fatti osservati, abbiamo cercato di organizzarli stabilendo- tra essi delle connessioni di n~tura logica. Q,ualche volta il nostro discorso ha preso una piega aneddotica, ma il lettore sa che og11i concetto· che non abbia origini speculative si fonda sull'empiria della vita quotidiana. Comunque delle osservazioni più vaste e sistematiche di quelle compiute dall'autore nella sua limitata esperienza di compratore, lettore e ricercatore, per111 Bibiiotecaginobianco
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