Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

Università e squilibri regionali l'ulteriore industrializzazione del Mezzogio 1rno e le iniziative per il riassetto regionale avessero cominciato a dare i loro frutti. In effetti, Università, sviluppo economico, lotta agli squilibri regionali e settoriali debbono essere compresi in un'u11ica visione. Il maggior conforto a questa tesi proviene dalle ben note previsioni for1nulate dalla Svimez 1 circa il 11umero· dei lat1reati indispensabili a far ma11tenere al processo produttivo italiano il ritmo degli ultimi anni. Entro il 1975, secondo i calcoli dell'ing. Martinoli e dei suoi collaboratori, il Paese dovrà poter contare su un milio•ne 250 mila dirige11ti. Al 1961 ve n'erano circa 541 mila, di cui i quattro quinti, pari a 430 mila unità, forniti di laurea. Per mantenere la stessa percentuale, i laureati, nel 1975, dovranno essere almeno un milione. Sarà in grado l'università, in poco più di un dècennio, di fornire al paese mezzo milione di nuovi laureati? È assai difficile crederlo dal mo1nento che la « pro-duzjone » media annua delle trenta università italiane è stata, negli ultimi anni, di circa ventimila unità. Anche se si nota da t.en1po un afflusso crescente di gio·vani all'Università, è difficile che il numero annuo di lauree possa raddoppiarsi o triplicarsi prima del 1970, per cui « in via di larga 1nassima - come osserva la stessa Svimez - si può considerare già ambizioso mirare, per il 1975, a disporre di un nit1nero di laureati intorno alle 750 mila unità, il che corrisponde a far sce11dere la percentuale di laureati nella categoria dirigenti a circa il 60% ». Ambizioso O· moderato che sia, questo obiettivo non dovrebbe assolutamente essere mancato, pena il rallentament? del processo produttivo e il fallimento-, almeno parziale, di quella stessa politica di piano - in cui si co·nfida per l'eliminazione degli squilibri vecchi e nuo,vi lamentati dal paese. Ma aumentare il numero e la preparazione dei laureati è possibile solo nella misura in cui si rafforz~ la struttura dell'Università italiana, la si dilati al punto da farle coprire gli attuali « v11oti » geografici e di qualità. Se si ammette, com'è doveroso fare, cl1e l'istrL1zione superiore condiziona la formazione dei quadri a tutti i livelli, e che svolge quindi un ruolo importa11te i11 una politica di coordinato sviluppo eco·nomico e civile, no-n si può accettare che gli interventi destjnati al suo rafforzamento vengano procrastinati o troppo diluiti nel tempo. Per far sì che alme110 entro la fine degli an11i 1 '60 l'azio11e a favore dell'Università dia i prin1i concreti frutti, bisogna intervenire ·sin da ora, ed in forma massiccia. 1 Mutamenti della struttura professionale e ruolo della scuola: previsioni per il prossimo quindicennio, a cura della SVIMEZ, Roma 1961. Si veda anche MARTINOLI G., L'università nello sviluppo economico italiano, Giuffrè, Roma 1962 e Processo economico e strutture formative nell'Italia del 1975, a cura della _SVIMEZ in bozze d_i stampa, Roma 1963. 9 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==