Nord e Sud - anno XI - n. 50 - febbraio 1964

Lettere al Direttore qualche dubbio: che cioè la Regione non aveva senso, se non si operava una profonda rifornia degli Enti locali: quegli En,ti locali che prima non entravano nella nostra battaglia, troppo m.etafisica. Non vorrei che qualcuno mi frairitendesse e pensasse che io voglia in qualche niodo generalizzare. No, ho voluto semplicemente descrivere l'« iter» di un regionalista singolo, cioè di 1ne stesso: anche se credo che altri pos-. sano aver percorso questa niia esperie11za. È perciò con estremo interesse che segito le proposte e le polemiche sulla nuova sistemazione che dovrebbero avere i Comuni; quindi non posso che congratularmi con Mario Pacelli, autore dell'articolo Problemi dell'ordinamento comunale, apparso sul numero di dicembre di « Nord e Sud», e che approvo completamente. Approvo per quanto è stato scritto; vorrei però accennare ad una questione che nell'articolo non è stata trattata. Veda, caro Compagna, nell'Italia Meridionale sotto questo aspetto la situazione è assai diversa che da noi. Intendo riferir1ni ai piccoli Comuni. Nel Sud vi è un numero notevole di cittadine, o anche soltanto di « paesoni », superiore ai 10.000 abitanti, e i Coniuni hiferiori a tale cifra fanno quasi da con.torno a quelli. Anche in certe zo,ie del Nord (a es. nella provincia di Milano) vi è una sistemazione territoriale che permette la costituzione di molti Enti locali di proporzioni notevoli. Ma in altri luoghi ciò non è possibile. Nella provincia di Torino, ad esen1pio, il rilievo montuoso di buona parte del territorio porta ad una frantumazione dei Comuni: quindi da noi vi è itn numero elevatissimo di entità co111unali - oltre 300 -, e una piccola percentuale di queste raggiu·nge i 10.000 abitanti. Molti di questi Comuni si trovano in aree definite depresse ed hanno inoltre, cosa che no,n capita per 111oltezone dell'Italia Meridionale, nessuna prospettiva di sviluppo dinanzi a sé: infatti, le nostre valli, che mezzo secolo fa erano abbastanza prospere, vanno continuamente spopolandosi, né sarà il turismo a frenare tale fenonieno. È quindi abbasta11za giustificato il fatto che, q-uando da noi si pensa agli Enti locali, si abbiano soprattutto presenti i Comuni inferiori ai 10.000 ed anche ai 5.000 abitanti: anzi, ù1 1nolti casi si tratta di paesini abitati d·a qualche centinaio d'i persone. Ecco allora per noi - ma non solo per noi - affacciarsi l'esigenza di una 1nodificazione del sistema elettorale aniministrativo. Il sistema 1naggioritario è quanto di più antidemocratico si possa concepire: basta, infatti, che una delle due liste (generalniente non sono più di due) ottenga qualche voto in più dell'altra perché nella grandissima maggioranza dei casi abbi2 diritto ai 4/5 dei seggi, mentre -alla minoranza è lasciato il quinto restante. Ciò favorisce il fiorire di vere e proprie mafie, e toglie alla consultazione amministrativa gran parte del suo significato _politico; inoltre_, ostacola la creazione di quadri dirigenti consapevoli. Con· il sistema proporzionale, invece, essendo-ci la preoccupazione non di vincere anche se di stretta misura, bensì di conseguire il maggior numero di suffragi, i partiti avrebbero tutto l'interesse ad immettere nelle liste quegli elemeriti di valorf!-, che godono la stima della popolazione, e che spesso sono ingiustamente scartati sia perché 103 Bibliotecaginobianco

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