Donienico De Masi consente alla donna altro status che quello familiare» (pag. 2). In Sicilia si ritiene che « la donna è debole, irrespons_abile e per natura p-ortata a soccombere alle voglie del maschio; non ha autonomia sessuale: non deve cercare il piacere e non deve neppure co,nfessarlo a se stessa. Subisce i rapporti sessuali "per fare co1 ntento" il marito; e nei rapporti extraconiugali, è l'uo-mo che ha "approfittato della sua debolezza"» (p. 13). Per quanto poi concerne il figlio illegittimo e la ragazza-madre, essi « vengono condannati all'isolamento e al disprezzo collettivo. Il figlio, sarà, per tutta la vita, un "bastardo", la madre sarà, per tutta la vita, una " svergognata" » (p. 158). E così, « in Sicilia, essere lasciate dal fidanzato, è pure disonore » (p. 51). Pertanto « il delitto d'or1ore è un atto di ossequio a questi pubblici pregiudizi. La sedotta e abbando11ata deve uccidere, per dimostrare all'opinione pubblica che "non fu per vizio n1a per inganno"» (p. 13). Si tenga conto infine che « l'uomo 1 siciliano deve, d'altra parte, provare a se stesso e agli altri la sua virilità: a rischio di essere ucciso per 01 no1 re. Ma deve anche garantire all'o1 pinione pubblica che le donne della sua casa sono, a differenza di tutte le altre, oneste e illibate. Egli sa, però, che gli uomini siciliani pensano, delle sue donne, ciò che lui pensa delle loro: che l'uomo è forte, è padrone, ed ha "diritto di caccia su tutte le fimmine" » (p. 14). Se questa fosse la realtà di tutta una regione italiana, il codice avrebbe ragione e gli articoli incriminati sarebbero attuali, quindi validissimi ed ineliminabili, almeno per la Sicilia. Il sistema espositivo adottato nel libro, è duplice: all'inizio ed alla fine l'Autrice pone una serie di sue osservazioni sui risultati della ricerca, sorrette dalle cifre e dalle testimonia112e raccolte. La parte centrale, che ~ rappresenta il grosso del volume, è riservato a ventuno « storie di vita », ciascuna seguita dalle risposte date alla pertinente domanda di un questionario rivolto ad un campione di 646 persone scelte a caso in vari ambienti sociali (a Pasolini piace ravvisare in ciò i « referti-récits del Nunzio» e gli « emistichi registrati nel Coro » !). Q·uesta parte centrale, b..ellissima per carica emotiva e per concisione tutta siciliana della forma, contiene una casistica, spesso sconcertante fino al raccapriccio, di aborti infanticidi stupri prostituzioni adulteri incesti e ammazzamenti di o·gni sorta, e il lettore resta così convinto della totale primitività dell'arnbiente che ha co,ncepito simili mostri, da suppo,rre per scontati i consensi corali delle perso 1 ne intervistate: le risposte della « folla», che pure so110 la parte sociologicamente più notevole, finiscono per essere travolte e minimizzate dalla sequenza allucinante delle « storie ». Il lettore, insomma, subisce anch'egli una sorta di violenza mentale e finisce per assimilare un'immagine della Sicilia cl1e poi gli sarà ben - difficile- scrollarsi di dosso: l'immagine di una popolazione esagitata dal pungo,lo sessuale dove ogni individuo cerca di soddisfare con impellente violenza i suoi appetiti e dove l'ato 1 mizzazione sociale è vinta da un unico n1di1nentale elemento aggregativo costituito da una specie di imene « familiare» idealmente comune a tutti i membri del clan, senza distinzio,ne di sesso, la cui 98 Bibliotecaginobianco
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