Ernesto Mazzetti territoriale dell'istruzione universitaria attraverso il potenziamento delle sedi già esistenti. Va subito detto-, però, che i d1.1e rimedi - nuove università oppure rammodernamento e amplia1nento delle università esistenti - non so·no- per nulla i11 antitesi. Possono utilmente venir adottati insieme o in alternativa a seco,nda delle diverse situazioni regionali e delle caratteristiche delle singole sedi universitarie. Ciò che deve guidare le scelte in proposito è, infatti, la considerazio-ne che di due squilibri soffre l'istruzione superiore in Italia: oltre quello geografico - regio.ni con tre o· quattro sedi universitarie (Marche, Emilia) contrapposte a regio:ni senza neppure una « facoltà distaccata » - vi sono anche i ben noti squilibri « dirnensionali » tra le diverse università - atenei malati di gigantismo, come Napoli, Roma, Bari, co-ntro atenei afflitti da rachitismo, co,me tante sedi dell'Italia centrale. Da questa situazio11e nasce un do·ppio, ordine di problemi: su scala nazio-nale, per quanto riguarda la migliore ripartizione tra le regioni dell'istruzione superiore, e su scala locale - cittadina, ma anche regionale -- per quanto riguarda il raggiungime11to di una dimensione ragionevole negli atenei già esistenti o da istituire. Questi problemi, d'altronde, no·n sono che la proiezio-ne, sul pia110 dell'istruzione superiore, di vecchi problemi della società ita_liana, quelli connessi all'ineguale ritmo di sviluppo economico e civile mantenuto dalle diverse regioni. È fin tro,ppo noto che, senza l'adozione di corret tivi adeguati, tutte le risorse - finanziarie, umane, imprenditoriali, culturali - del no~tro Paese fi11irebbero per concentrarsi nei due grandi poli costituiti da Roma e dalle « capitali del miracolo ». L'Università non si sottrae a questa dinamica, a tutto discapito no11 solo delie sedi minori, esposte al pericolo dell'abba11dono, ma delle stesse sedi « giganti » che appunto per esser tali perdono molto in funzionalità ed efficienza. 3) Esiste dunque una precisa co·nnessione tra l'auspicata politica di piano - o quella parte di essa cl1e più direttamente sarà volta ad incidere sugli squilibri regio-nali - e la non meno auspicata -riforma delle strutture universitarie. Accettare questo dato di fatto potrebbe, però, indurre a stabilire una pericolosa scala di priorità; a ritenere, cioè, che una n1igliore ripartizio-ne dei centri di istruzio,ne superiore deriverebbe più o meno· auton1aticamente da u11a migliore ripartizione delle forze economiche e dei poteri decisionali tra le varie regioni; e a rimandare, di conseguenza, l'istituzio-ne di nuovi atenei e il rafforzamento di quelli esistenti al momento in cui. gli stanziamenti per 8 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==