Argomenti mondo in cui viviamo. Il ritmo sempre più celere con il quale il nostro paese si sta trasformando nelle sue strutture produttive e l'importanza sempre cresçente che vanno assumenqo .certe nuove fonti della ricchezza nazionale rispetto ad altre che si stanno ridimensionando (e qui basta pensare al massiccio esodo di forze di lavoro da~l~agricoltura, cl1e può valutarsi, nel decennio 1951-61, a 1.180.000 unità 1 ), hanno prodotto una serie di fratture negli aspetti della vita italiana, delle quali fin.ora - forse non ci ~amo resi ben conto-, n1a che negli anni a. venire app?,riranno in tutta la loro evidenza. Di quali fratture si tratti, è dato a tutti vedere, sia pure in modo « impressio,nistico »: massicce correnti migratorie che si spostano dal meridione al nòrd e co-nseguente inserimento di centinaia di migliaia di meridionali in una società più ~voluta e con modelli culturali profondamente· diversi da quelli dei luoghi di provenienza; brusca trasformazione dei « modelli di comportamento » ·di I~rghi strati della popolazione ai quali ·ciò viene imposto no-n solo dal mutato ritmo della vita, ma dalla diffusione sempre più capillare della ideologia del « consumo di massa»; livellamento, da parte dei 1n:assnzedia, del gusto (Rita Pavone. è apprezzata in egual misura dalla ragazza appartenente alla leisure class -e dal giovane operaio metallurgico); e, per passare a settori ben diversi (ma la matrice del fenomeno è sempre la stessa), acquisizione della consapevolezza che l'istruzione non ha solo il compito di contribuire allo sviluppo della personalità dell'individuo, ma anche quello, altrettanto importante, di aumentare la capacità produttiva del sistema economico. 2. Ora, per restare nel campo che qui ci interes_sa, una delle conseguenze più importanti che siano state prodotte dallo sviluppo economico italiano di questi ultimi anni è costituita dalle profònde trasformazioni della struttura professionale che si sono verificate nel sistema. Il cosiddetto m_iracolo econ,omico avvenuto nel nostro paese tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta, e del quale purtroppo o·ggi cominciamo a vedere i limiti e le « strozzature», non solo ha fatto nascere profession_i nuove, ha valorizzat<? _tipi di occupazio·ne· prima poco conosciuti o diffusi e ha provocato il declino di altri, prima fiorenti, ma ha mutato, almeno nei settori produttivi più evoluti, i rapporti tra i diversi quadri professionali. Fino a non molti decenni fa, tanto per farex .Utirf esempio convincente, era pacifico ·che i quadri professionali di tinà•· certa industria dovessero articolarsi in un modo relativamente semplice: · 1 ·Cf\. « Progresso economico e strutture formative nell'Italia del 1975 » a cura della SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno). Roma) settembre 1963. Bibliotecaginobianco
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