Rocco Palestra l'agricoltura, torna alla mente la disparità tra Nord e Sud in numero di Facoltà di Agraria e di Stazioni agrarie sperimentali. Non è il caso di illustrare questa differenza veramente enorme ed o~amai ingiustificabile. Vale, però, la pena di porre una domanda ed avanzare una proposta. Si parla da più parti di un nuovo assetto da dare alle terre collinari, di allevamenti, di pascoli, di ricomposizione fondiaria. Questo nuovo assetto si dovrà trovare sulla base delle vecchie cognizioni, o dobbiamo sforzarci di trovarne delle nuove? Resterà ancora il « vistoso scollegamento con i nuovi indirizzi »? Leggendo la relazione del dottor Vicinelli, prima citata, vien fatto di concludere che se qualcuno, la Cassa o il Ministero dell'Agricoltura, avesse preso, dieci anni or sono, l'iniziativa di istituire .una stazione agraria sperin1entale per la collina meridionale, con tutti i crismi che una istituzione simile deve avere, oggi saremmo in una situazione più facile, avremmo una base da cui partire, commetteremmo meno errori. Non sarebbe quindi il caso di fare oggi ciò che non si è fatto dieci anni or sono? Anche se con qualche ritardo gli studi che si faranno, se condotti con passione, fantasia ed intelligenza, non potranno non dare i loro frutti per il rimpolpamento, di quello ch'è stato definito l'« osso» del Meridione. Si dovrà fare della selvicultura; e anche se la farà lo Stato, essa dovrà dare un utile e questo non si potrà ottenere senza una ragionevole certezza di ben fare. Gli allevamenti, p.oi, per essere redditizi, dovranno basarsi su animali selezionati ed adatti ai luoghi; e su foraggere di alto potere nutritivo, adatte alle varie condizioni ecologiche. Anche la frutticultura avrà bisogno di una certa base sperimentale: si dovranno studiare e selezionare le piante locali e le varietà; ed importarne delle nuove. Perché non possiamo prendere dove sono, in luogl1i simili ali'« osso», le piante che ci occorrono, modificarle, se occorre, e diffonderle? La « Division of Plant Exploration and Introduction » del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti ha importato dalla sua fo11dazione (intorno al 1890) circa 200.000 piante e varietà nuove che sono andate a vantaggio dell'economia agricola degli Stati Uniti (R. Carson, The Silent Spring - Hamish Hamilton - London 1962). Ora, per noi l'impresa sarebbe più facile. E visto che vi sono tante difficoltà, visto che non vi sono sperimentatori, visto che tutto quanto riguarda l'alta cultura nel meridione incontra tante perplessità (vedi gl'intoppi e gli ostacoli per l'Università in Calabria), non potremmo battere una strada nuova? Contrattare cioè - con tutte le opportune cautele e garanzie di serietà e d'impegno _, con una società privata (od a partecipazione statale) perché faccia le ricercl1e che occorrono. Porre dei temi precisi, pagare bene ed attendere i risultati. Non è un'idea rivoluzionaria. È quanto si fa negli Stati Uniti per problemi anche molto difficili, come la desalinizzazione delle acque e gli studi sui missili e satelliti di vario tipo. Visto che funziona, potremmo adottare l'idea anche noi e magari, se proprio non li abbiamo, i ricercatori potremmo importarli. Rocco PoLESTRA 50 Biblio~ecaginobianco •
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