Giornale a più voci ' zione hanno diffidenza dei politici». Ma non mancò l'altro lato della medaglia, quando Gino Martinoli disse che, « sino a questi ultimi anni, l'industria italiana non aveva preso coscienza della importanza della ricerca applicata»; e· chiamò in causa « il tipo d'insegnamento tradizionale» per spiegare la mancanza di « uno spirito di ricerca», asserendo inoltre che manca « un personale che provi amore ed interesse per la ricerca al di là di quel tanto sufficiente a pubblicare dei lavori che possano costituire titoli per la carriera». Della ricerca in genere e dell'insegnamento p,arlò, in una bella relazione; l'Alberigi Quaranta, dicendo, fra le molte cose interessanti, che « si possono coltivare molti attraenti campi d'indagine anche al di fuo1 ri dei tradizionali istituti scientifici, soprattutto universitari»; e che « la concezione aristocratica della vocazio.ne scientifica italiana continua a pesare sulla scienza italiana» se non altro perché « i motivi di quest'arcaica concezione profes ... sionale hanno impedito di trattare i giovani con un meto·do ed un linguaggio che fossero per loro familiari ed efficaci». Dell'argomento specifico si accennò anche nella relazione introduttiva, che- tennero il Prof. Giordano Giacomello e l'On. Malfatti: « .•• nelle Stazioni Sperimentali del Ministero dell'Agricoltura, ove pur si devono lodare generose iniziative individuali e sforzi di singoli, manca tuttavia un organico piano di sviluppo e di collegamento anche con le Facoltà di Agraria, cosa che naturalmente porta ad una diminuzio11e del potenziale scientifico in tutti e due i settori». Si registra così un vistoso scollegainento tra gl'indirizzi pr~ duttivi nuovi che in sede politica si vogliono imprimere alla nostra agricoltura e l'attività di ricerca svolta dalle citate Stazioni Sperimentali, attività cl1e invece potrebbero diventare una preziosa co.mponente di un'organica politica di sviluppo dell'agricoltura nazionale. · Assai spiacevoli paragoni si fecero in materia di spesa per la ricerca agronomica, che, rappresentando il 0,004% del reddito netto nazionale ed il Q,02% di quello agricolo, ci colloca ad un livello inferiore al Ghana ed ai paesi dell'America Centrale. E pertanto « la ricerca italiana è ancora lontana dal soddisfare le esigenze minime di un'agricoltura d'avanguardia» e figura « come una fioritura ritardata delle attività sperimentali straniere» (Prof. Orfeo Turno Rotini). Si rilevò pure che lo sviluppo in agricoltura trarrebbe enorme vantaggio da una sperimentazione ben avviata, che mancano gli assistenti, che « gran parte delle Stazioni Sperimentali non hanno Direttori di ruolo » che allorché si bandiranno i concorsi no,n sarà facile trovare « un elemento adatto alla direzione>>. Si aggiunse, però, che non tutto « è negativo. nei riguardi della preparazione tecnica e la ricerca sperimentale dei problemi dell'agricoltura italiana» e come siano efficienti quei « gruppi di ricerca» ch'è oggi possibile organizzare nell'ambito del CNR», ignorando « le strutture ufficiali» (Prof. Arnaudi). L'intervento del dott. Paolo Vicinelli ha .avuto p1 articolare importanza perché rifletteva l'esperienza difficile della programmazione agricola della Cassa, tanto più difficile in quanto ha dovuto confrontarsi con le « croniche 47. Bibliotecaginobianco
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