Nord e Sud - anno XI - n. 49 - gennaio 1964

Giornale a più voci titolari di redditi meno elevati, profittando della eliminazione della speculazione privata nel settore delle aree edificabili e quindi della diminuzione del prezzo di mercato di queste ultime. È noto, infatti, che uno dei maggiori ostacoli che attualmente si frappongono al raggiungimento di questo scopo è costituito dalla elevata incidenza (fino al 40-50 per cento) del prezzo delle aree sul costo totale di costruzione delle abitazioni. Naturalmente la diminuzione di tale incidenza non è sufficiente da sola a risolvere il problema, se non collegata con altri strumenti di intervento e con una trasformazione del processo produttivo nel settore dell'edilizia ...Questo non significa, peraltro, che si debba trascurare l'importantissimo aspetto della questione costituito dal prezzo delle aree. Del resto, proprio in tal senso si è inteso operare attraverso la legge del 18 aprile 1962, n. 167, recante disposizioni per l'acquisizione delle aree all'edilizia economica e popolare. È interessante, anzi, notare che tale legge, per il suo contenuto, costituisce una anticipazione, sia pure parziale e con più limitate finalità, della nuova disciplina urbanistica quale dovrebbe risultare secondo gli impegni ora assunti dei partiti della maggioranza. Risulta, quindi, evidente, alla luce di queste considerazioni, che i Comuni, una volta espropriate le aree e proceduto alla loro eventuale urbanizzazione, dovranno cederle al prezzo di costo, ad un prezzo, cioè, che comprenda l'indennizzo pagato ai proprietari espropriati e le spese di urbanizzazione sostenute. E ciò va ribadito anche a proposito di un certo orientamento tendente ad identificare nel sistema di espropriazione e successiva cessione delle aree edificabili lo strumento più opportuno per risanare la finanza comunale. Il raggiungimento delle finalità di ordine sociale della nuova disciplina urbanistica verrebbe, infatti, ad essere compromesso, per le ragioni anzidette, qualora i Comuni fossero posti in grado di realizzare un lucro in conseguenza della pubblicizzazione del mercato delle aree. I Comuni italiani, quasi tutti con bilanci ampiamente deficitari, non potrebbero pretendere di pervenire al ripianamento dei bilanci stessi attraverso i profitti conseguiti nell'operazione urbanistica, sostituendosi, cioè, al privato nell'acquisizione del maggior valore delle aree edificabili. Ciò non vuol dire, però, che gli enti locali non risentiranno indirettamente un beneficio finanziario dalla cessione delle aree espropriate al prezzo di costo, intendendo tale espressione nel senso più sopra indicato. Infatti, in tal modo gli oneri conseguenti alla urbanizzazione dei terreni saranno riversati sui futuri acquirenti delle aree, essendo ricompresi nel prezzo di vendita, mentre attualmente finiscono per rimanere almeno in parte a carico delle Amministrazioni comunali. Dà quindi luogo a serie perplessità il ricorso all'asta pubblica, a cui si ace.erma nel programma governativo, per quel che concerne la cessione delle aree da parte del Comune quando si tratti di ·edilizia libera, di edilizia,· cioè, che non goda di alcuna sovvenzione o facilitazione da parte dello Stato. È facile, infatti, prevedere che, specie in certi casi, il prezzo di aggiudicazione sarà superiore a quello di costo e permetterà così la realizzazione di 37 Bibliotecaginobianco

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