Alberto Aquarone portato a combattere, in nome di ideali che oggi si negano e di barbarie che oggi si vuole affermare non siano state compiute. Affermare che queste critiche vengano assorbite completamente negli ambienti popolari non· sarebbe esatto: questi sono solo impressionati dal fatto dei richianti e dall'aumento del costo della vita, come pure per la scarsezza di qualche genere alimentare di prima necessità: l'allarme può al presente considerarsi perciò come dorninato da concezioni sopratutto materialistiche, il che però non esclude che, sotto un'abile propaganda, il presente stato possa al più presto trasformarsi in uno stato di disagio spirituale ancora più grave per i suoi riflessi di resistenza della nazione » ~. Negli ambienti economici, e specialmente in quelli commerciali, l'esasperazione per il generale ristagno degli affari, causato dalla sempre maggiore incertezza dominante nella situazione internazionale, era così viva, che parecchi, pur fondamentalme11te avversi alla 'guerra, finivano cqn l'augurarsi che un conflitto scoppiasse al più presto, purché ciò significasse la fine di quella condizione di stasi economica e di tensione psicologica. Riferiva per esempio un informatore, il 12 maggio 1939: « A Milano non vi sono che spie tedesche, si sussurra: i nuovi padroni. Si aggiunge: ma si faccia presto! Si faccia questa n1aledetta guerra. Meglio l'orribile che l'incubo o lo spasimo dell'attesa. Meglio la economia della guerra che trasforma che questo fallimento che forma rovina, crea miserie su miserie» 6. Reazione questa, del « venga finalmente la guerra, e così sia fatta finita », che veniva del resto segnalata anche da numerose altre provincie, e specialmente da Genova, da Roma e dal Veneto. Ma che lungi dall'indicare il formarsi di ·un nuovo indirizzo i11seno all'opinione pubblica in favore della guerra, testimoniava invece la violenza dell'orgasmo che la possibilità di un conflitto provocava in una popolazione che le era decisamente co-ntraria, e questo da un capo all'altro del paese, dalla Sicilia, dove « a Trapani, come a Palermo - come riferiva un informatore - la maggior parte della popolazione è avversa allo spirito dell'Asse » 7 , alla capitale, ai grandi centri industriali del Nord, alle piccole città di provincia della penisola. Da ogni parte, il quadro era il medesimo. « Certamente scriveva il 10 giugno 1939 un informatore - l'idea di una guerra con la Francia non trova molta comprensione pur ammettendo la fondatezza delle rivendicazioni italiane. Si può dire anzi che la gente nostra ricusa quasi per istinto a considerare come possibile un conflitto fra i due paesi. Questa è l'opinione diffusa ovunque nelle campagne e nelle città del Veneto e della Toscana. Le condizioni di spirito di queste popolazioni sono quindi lontane dall'essere prepar~te ad ogni evenienza; il delinearsi di correnti che tendono a dipingere l'eventualità di una guerra contro la Francia come un atto di pazzia del Fascismo può s Ivi, busta Milano. 6 lvi, busta Milano. 7 Ivi, busta Palermo. Rapporto informativo del 12 aprii~ 1939, da Trapani. 120 Bibliotecaginobianco •
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