Ernesto Mazzetti prariis, Matteucci e Romeo è stato pubblicato di recente L'avvento del new deal ~ 1933-34, nel mentre si annu11cia il terzo volume, The politics of upheaval. *** Generoso ed entusiasta, duttile e talvolta perfino ambiguo, Roosevelt "fu un carattere complesso. Lo Schlesinger, pur avvertendo. il fascino della sua figura, nel farsene biografo non tralascia sforzo per porre in luce le diverse sfumature della sua personalità, talvolta contraddittoria, e per ricordare la sua capacità di infondere fiducia ad una intera nazione creando, con maestria oratoria prima ancora che con l'azione politica, una corrente di simpatia tra sé e ogni singolo grey flanrielled man, e nello stesso· tempo di serbarsi geloso di sé al punto di non an1-mettere all'intimità dei suoi pensieri neppure i più fidati e diretti collaboratori. Erede dell'imp·ulsività e dell'estroversio·ne del rep·ubblicano progressista Teodoro Roosevelt e, insieme, della fredda riservatezza e del radicato idealisn1-o del democratico Woodrow Wilson, F. D. Roosevelt sentì soprattutto con alto fervore morale che nella religione della libertà il posto spettante al culto, del capitalismo doveva essere di gran lunga più angusto di quello che i suoi predecessori alla Casa Bianca avevano consentito che fosse. Nel 1932, allo scadere della preside11za Hoover e del lungo periodo di governo repubblicano, gli Stati Uniti apparivano anche agli osservatori meno eccitati un organismo affetto da prodromi di disfacimento. Latente negli anni immediatamente successivi al conflitto mondiale, la crisi della nazione an1ericana s'era fatta più acuta nel 1928, quando la schiacciante vit- _ toria di Hoover e dei teorici della « Nuova Era » del profitto individuale, aveva portato un profondo scoramento ancl1e nelle fila dei più fiduciosi sostenitori del liberalismo, e determinato conte1nporaneamente l'emergere 11ei grup·pi politici ed eco11omici al potere di fermenti reazionari sempre più palesi. « Tutti gli dei erano 1norti, tutte le battaglie combattute, e la fede nell'umanità scossa», scriveva Scott Fitzgerald per giustificare l'esasperato individualismo delle giovani generazioni e il malessere degli intellettuali. E H. L. Menken, forse inconsapevole, dava una grossolana quanto efficace interpretazione della filosofia politica di quegli anni quando asseriva « se c'è una cosa della quale sono convinto è che fare del bene è di pessimo gusto ». L'unica certezza della società americana del 1928-29 - gli affari - era espressa da Walter Lippmann: « la condotta spontanea degli uomini d'affari è una volta tanto più moderna, più audace e, in generale, più rivoluzionaria delle teorie dei progressisti ». Che poi questa condotta contribuisse a fare dell'America « il super co11centrato dei vizi e delle volgarità del mondo», come scriveva Kenneth Burke, e come dimostravano incredibili episodi di malcostume amministrativo, era una preoccupazione che sfiorava solo gli intellettuali del Greenwich Village. Il « grande crollo», cominciato il 1nercoledì 23 ottobre del 1929, travolse in pochi giorni, insieme col benessere e il lavoro di molti, anche la radicata 106 Bibliotecaginobianco
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