Nord e Sud - anno XI - n. 49 - gennaio 1964

Giuseppe Ricuperati . primi sinto1ni di questo conflitto, con delle sfumature che dal terreno politico sfiorano ormai q11ello economico, com'è 11el caso del tentativo di recupero degli arrendamenti. Ma nel Viceregno, in un clima di confusione e quin.di insieme di contra~ stanti possibilità, i con.flitti non si risolvono anche se i forensi sembrano avere il sopravvento. Con la monarchia di Carlo di Borbone e un governo centrale assolutistico, in realtà l'alleanza tradizionale fra dinastia e ministero, intesa come appoggio della prima al secondo contro il baronaggio e curia, non ha più senso, in un clima il cui fine dicl1iarato è il rigoroso controllo di tutte le forze sociali. È possibile trovare nelle pagine conclusive dell' Ajello un bilancio molto acuto ed esatto dell'attività del ceto forense. Nel Viceregno vi è il momento dell'alleanza fra forensi e monarchia in un clima di concorrenza di forze possibile nella lontananza del potere centrale e con la debolezza del potere locale. Giannone è il protagonista di questa fase e giustamente l'Ajello nota che tutta la sua attività a Vienna di memorie, allegazioni, scritture (che solo una ricerca specifica può documentare perfettamente) non si giustifica se non come una volontà di modificare una realtà politica in un momento in cui o tale modificazione è possibile, o almeno ci si illude, come avviene dopo il 1727, fino al 1729 cl1e sia possibile. Il successivo riformismo borbonico significa, soprattutto nella volontà, ma anche in alcune concrete realizzazioni, la subordinazione delle forze sociali ce11trifughe. In quèsto senso si può dire che la letteratura giannoniana va in crisi e si spiegano i giudizi limitativi di un Tanucci, che pure si era battuto accanitamente p·er evitare l'esclusione dal Regno di Giannone; e questo anche se non viene affatto dimenticato il suo sforzo anticurialistico. Dal 1734 al 1759_, cioè quando è più vivace l'attività di accentrarnento, Giannone sembra dimenticato. Dal 1760 al 1776, in corrispondenza all'acuirsi di nuovi conflitti con Roma, i dirigenti napoletani riprendo,no non il succo delle dottrine giannoniane che era stato da loro ben assimilato,, ma le opere e le diffondono, con un piano preciso di pubblicazione, di cui il promotore è il Tanucci e lo strumento intelligente Leonardo Panzini. Un altro momento della fortuna giannoniana è fra il 1794 e il 1799, quando si ripubblica l'Istoria e il Nullum Ius del Caravita ed è un momento di crisi dell'assolutismo illuminato e in cui le élites intellettuali compresero di poter contare solo sulle proprie forze - una situazione « pericolosa e aperta» - nota l'Ajello, come agli inizi del secolo. Questo lavoro è soltanto una parte di un'ampia ricerca sulla cultura giuridica meridionale che l'autore ci pro,mette. È soprattutto la storia, attraverso l'angolo visuale della vita giudiziaria, dello stato napoletano, dal _Viceregno austriaco alla monarchia borbonica. E l'autore, che si trova di fronte soprattutto il grandioso affresco di Michelangelo Schipa, ha saputo discuterlo garbatamente, ma con sicurezza, correggendo quella che ne è la tesi fondamentale: la scarsa importanza del Tanucci e la preponderanza spagnola nei primi decenni. Al contrario, l'Ajello sostiene che la preponderanza spa104 Bibliotecaginobianco ·

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