Nord e Sud - anno XI - n. 49 - gennaio 1964

Marisa Càssola ..Giuseppe Ricuperati figura di un prete, Don Bonifazi, che milita come MilJo, se pure in un campo diverso, per l'affermazione della giustizia e della solidarietà umana. Da ascrivere fra le pagine ·meno felici del romanzo sono quelle dedi-- cate alla morte di Lori: qui senz'altro le influenze di un morboso crepusco-- larismo hanno pesato negativamente sull'invenzione, e così di dubbio gusto risulta la descrizione del disfacimento cl1e la malattia ha operato sul corpo della fanciulla morente, e ancor meno convincente appare l'interpretazione data da Bruno alla sua morte, che egli vede come unà punizione del cielo, una necessaria espiazione di colpe p-assate. Si pensa a certe torbide pagine de Lo scialo, sul p·ervertimento morale di Ninì e Nella - pagine che pure denunciavano la loro origine decadentistica. Come si vede non tutti gli elementi del romanzo trovano una armonica fusione e in verità, leggendo un'opera nuova di uno scrittore come Pratolini, non ci basta trovarvi solo una conferma delle sue ben note capacità psicologiche o della sua efficacia descrittiva. Ci vien quasi fatto di pensare che l'alternarsi di lirismo e di oggettivismo che abbiamo notato nella narrativa pratoliniana non sia che il riflesso del conflitto fra sentimento e ragione, le due forze ch'egli vede operanti nella realtà quotidiana. Sappiamo che, se anche lo scrittore cede spesso agli abbandoni sentimentali, è proprio la forza della ragione a determinare per lui ogni divenire della storia, e che proprio alla oggettivazione del racconto nella storia egli guarda co·me alla meta definitiva della sua evoluzione artistica. Ma ci sembra che proprio la sua rigorosa fedeltà ad una tematica d'impegno politico e storico lo trascini verso un pericoloso schematismo, allontanandolo dalla sorgente più genuina della sua ispirazione, e ci auguriamo perciò che il suo mondo poetico, più che alla costanza della ragione, possa restare fedele alla costanza del sentimento. MARISA CÀSSOLA Classe forense e. giannonismo a Napoli L'interesse verso il mondo giuridico è tradizionale nella storiografia che si occupa del regno di Napoli; e la cultura napoletana, nei suoi riflessi migliori, è legata al vario e complesso mondo dei giuristi, da Francesco d'Andrea a Giannone, Gravina, Vico, fino a Galanti e Pagano. Non importa qui tanto constatare in qualcuno di questi ultimi un atteggiamento critico nei confronti del proprio ceto, quanto notare che anch'esso nasce in fondo come elemento interno ad un ceto che coincide sostanziamente con la borghesia intellettuale. Dagli Avvertimenti ai nipoti di Francesco d'Andrea, cl1e è un po' il manifesto dei forensi, al Testaniento forense di Galanti, si percorre tutta la storia degli atteggiamenti di questi intellettuali che non pos100 Bibliotecaginobianco •

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