Nord e Sud - anno XI - n. 49 - gennaio 1964

Francesco Compagna me quella urbanistica, che pure devono essere affrontate ora di petto. Ma nei confronti di ciò che si attendeva dal: primo governo· di centrosinistra per il Mezzogiorno e nel Mezzogiorno, il governo dell'on. Fanfani - del quale non si posso-no certo mettere in dubbio le intenzioni - non ha potuto fare gra11 che e registrare al suo attivo quei successi ai quali poteva aspirare. Sotto tale aspetto• non è stato affatto un governo di rottura. Non si può dire, infatti, che la prima apertura a sinistra sia riuscita molto dolorosa per i circoli .che tradizionalmente hanno detenuto il potere nel Mezzogiorno e che ancora lo detengono. Non si può dire, cioè, che l'« occasione» tanto attesa sia stata colta. I problemi della politica meridionalista ~ come problemi di uomini che sappiano, e vo·gliano attuare i programmi formulati e adoperare gli strumenti predisposti ai fini di una risoluta e coerente politica di sviluppo economico e civile - sono ancora gli stessi, sono q1..1elliche denunciavamo nel febbraio del 1962. E allora? Che cosa si deve fare oggi? Anzitutto si devono riproporre questi problemi, i problemi di rinnovamento della classe dirigente meridionale, e richiamare su di essi l'attenzione del nuovo governo. E si deve anche reclamare insistentemente per il fatto che fino ad oggi non si è ancora deciso di mandare a casa Tizio e di chiamare al suo posto Caio, mentre si è pensato o si pensa di ricorrere magari a Sempronio, che vale, magari, un po' più di Tizio, ma no11vale certamente qùanto Caio. Chiunque conosce uomini e cose del vecchio Mezzogiorno può agevolmente dire quali e quanti sono i Tizi che si dovevano e si devono mandare a casa, i Cai che si dovevano e si devono chiamare a coprire certi ruoli finora assai mal coperti, i Sempro·ni cui non si doveva e non si deve ricorrere. Si obietterà che i Tizi e anche i Semproni sono molti, moltissimi, mentre di Cai ce ne sono pocl1i, e non sempre disponibili. Ma, fuori di ogni metafora, è necessario ed è possibile fissare alcuni punti, che sono i punti di attacco per co1ninciare a risolvere il problema della classe dirigente meridionale e della sua sintonizzazio,ne con le esigenze della politica di sviluppo e con lo spirito· del centro-sinistra. I punti di attacco sono ovviamente da individuarsi ai vertici di certi istituti della politica meridionalista. E allora, se si parte da questa premessa, non si dica che è in1possibile trovare il mo,do di assicurare una degna presidenza e una non n1eno degna direzione generale agli istituti bancari tradizionali, anche al « glorioso » Banco· di _Napoli, che deve essere ringiovanito e « rigenerato », se è vero ciò che in giro· si va dicendo, e cioè che questo istituto· perde quotidianamente quota e, mentre continua a vantarsi di essere « glorioso » per aver alleviato 8 Bibliotecaginobianco

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