Paolo Vittorelli tici, diplomatici, militari, economici nell'ambito dei due blocchi, si venne a determinare un equi~ibrio che sboccò i~ un relativo superamento della guerra fredda, un equilibrio fo·ndato sul terrore. Da quel momento, la distruzione di tale equilibrio avrebbe potuto comportare un rischio grave di guerra, come si vide nel 1956, con l'intervento della Unio·ne Sovietica nei fatti di Ungheria il giorno stesso in cui il governo ungherese ebbe deciso l'uscita dell'Ungheria dal Patto di Varsavia. Fu anche assai sintomatico, in quella occasio,ne, che il governo degli Stati Uniti, nonostante le sue simpatie per gli insorti ungheresi, non muovesse un dito; perché muovere un dito avrebbe significato rimettere in discussione quell'equilibrio fondato sul terrore, e quindi correre il rischio di far degenerare tale intervento in una causa di terza guerra mondiale. Questa è la situazione davanti alla quale ci troviamo da alcuni anni. Ed è una situazione di fatto che si può superare soltanto attra-'"" verso un'azione paziente e costante di ambedue i blocchi per superare l'equilibrio fondato sul riarmo e per raggiungere un equilibrio fondato sul disarmo graduale e sulla graduale distensione. Sarebbe non soltanto irrealistico, ma anche deleterio per una effettiva e concreta difesa della pace agire in modo diverso. Noi riteniamo che operare oggi nell'ambito del blocco occidentale consenta, in piena lealtà con gli impegni assunti, di arrecare un contributo assai più concreto, assai meno platonico, assai più impopolare in certi casi (ma siamo anche disposti ad assumerci questa responsabilità), proprio alla realizzazione di quegli ideali neutralistici e pacifisti che ci sono propri. In questo quadro l'Italia deve fare una serie di scelte, e non è la sola a doverle fare. Le scelte richieste dai socialisti non sono scelte alternative rispetto a quelle fondamentali effettuate nel 1949. Si tratta di scelte dentro il sistema nel quale ci troviamo, nel quadro dell'attuale equilibrio; scelte, quindi, dentro il Patto Atlantico, dove non esiste una sola politica possibile, ma ne esistono molte, come tutti sono ormai costretti ad ammettere, ancl1e se, molto tempo prima che tutti ne convenissero, il Partito socialista italiano avesse fondato la sua azione politica precisamente sulla differenziazione che si rendeva sempre più necessaria nell'ambito del sistema occidentale. Vi è oggi una politica atlantica della Francia, che è in totale co·ntrasto, su tutti i terreni, politico, economico e militare, con quella degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Vi è una politica della Repubblica federale tedesca, diversa da quelle americana e britannica, ma non perfettamente analoga a quella francese, anche se, con il patto franco-tedesco, la posizione della Repubblica federale si è notevolmente 80 Bibliotecaginobianco
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