Il PSI e la politica estera veto opposto dalla Francia all'ammissione della Gran Bretagna nel Mercato Comune, ci siamo sforzati, affrettatamente, in un primo tempo di salvare la trattativa e poi di lasciarla aperta, mentre oggi stiamo a domandarci come si possa fare ad evitare tutte le conseguenze dannose che scaturiscono dal fallimento totale delle trattative di Bruxelles. Questa, secondo noi, è pianificazione, cioè previsione delle varie ipotesi che si possono verificare e preparazione di piani alternativi di azione internazionale dell'Italia per ciascuna di queste ipotesi. Verifichiamo dunque le principali fra queste ipotesi di lavoro. La prima di queste ipotesi, quella fondamentale, è la ferma, e incontestabile volontà di pace dell'Italia. Se si vuole che questa ipotesi di lavoro sia un'ipotesi concreta, dalla quale prendere le mosse per impostare la nostra politica estera, concretamente se ne debbono anche trarre alcune co-nseguenze di carattere politico e diplomatico. L'ipotesi della prospettiva di pace esclude l'ipotesi inversa, cioè una prospettiva di guerra. Noi lottiamo per la pace perché siamo convinti non solo che essa sia un bene, ma anche che, nell'attuale condizione del mondo, esistano maggiori probabilità di pace che di guerra, per lo meno di guerra generale a carattere ter1nonucleare. Se questa è la prospettiva nella quale ci muoviamo, si deve prevedere ragionatamente, a lunga scadenza, il superamento e la successiva liquidazione dei blocchi militari costituiti attorno al Patto atlantico e al Patto di Varsavia, pur riconoscendo loro una provvisoria validità, almeno fino a quando la pace sia in pericolo e no11 si sia defi.nitivamente scartata l'ipotesi di una possibilità di guerra. _ Quando noi, socialisti, ci poniamo su questo terreno e accettiamo queste prospettive, riteniamo di non porci in una posizione di comodo, che ci è utile per rimanere coerenti con la nostra opposizione al Patto atlantico, nel 1949, ma di esprimere una valutazione sulle prospettive reali che si aprono, non soltanto all'azione internazionale dell'Italia, ma anche all'evoluzione dei tempi. Pur prendendo le mosse da tale ipotesi di lavoro, noi possiamo tuttavia ammettere la validità, per ora e forse anche per un lungo periodo di tempo, degli strumenti che sono stati creati quando la prospettiva era inversa o per lo meno diversa, ossia quando era di guerra fredda; ma dobbiamo pure ammettere che, un giorno, sia pure lontano-, questo quadro, dal quale siamo partiti nel 1949, è destinato a modificarsi. Naturalmente, dobbiamo anche tenere conto della situazione nella quale ci muoviamo attualmente, cioè del terreno sul quale camminiamo per arrivare un giorno a una situazione migliore. Questo ter77 Bibliotecaginobianco
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