Nord e Sud - anno X - n. 48 - dicembre 1963

Paolo V ittorelli si è trattato di atti di un Ministro che non era responsabile davanti al Parlamento dell'azione internazionale dell'Itaiia. È pure accaduto troppo spesso che questo stesso- Ministro, in veste di Ministro dell'Agricoltura, o di Ministro dell'Industria, o di Ministro del Tesoro, si sia occupato di problemi di stretta competenza del M~- nistro degli Esteri, come, per esempio, nella fase più delicata delle trattative per l'integrazione della Gran Bretagna nel ·Mercato Comune, quando egli si è assunte responsabilità decisive, nonostante la presenza del Ministro degli Esteri nell'ultima fase delle trattative stesse, in cui ha impegnato l'Italia, in merito a questioni di carattere strettamente politico e non tecnico, che potevano co.ndurre, e che hanno effettivamente condotto, ad una svolta chiara, decisa nella politica europea, svolta che ha chiuso una serie di prospettive e che ci costringerà ad anni di paziente lavoro per ricreare quelle condizioni che sarebbero esistite se la Gran Bretagna, al principio di quest'anno, fosse invece stata ammessa al Mercato Comune Europeo. _) Per svolgere una politica autonoma attiva occorre anche uno strumento adatto; e lo strumento adatto, ossia il Ministro degli Affari Esteri. Ma - ca.me è stato· rilevato nel corso delle discussioni sul bilancio degli Esteri di tutti gli ultimi anni - il bilancio del Ministero degli Affari Esteri copre sì e no un po' più della metà delle spes·e che sono necessarie. Pur senza entrare in meri~o alle riforme che sono urge11ti, per quanto riguarda la struttura attuale del Ministero, si può senz'altro giungere alla conclusione che esso è unò strumento inadatto a fare quella politica veramente autonoma che i socialisti ritengono che il nuovo gover110 debba cominciare a fare. A proposito di questa politica, comunque, occorre innanzi tutto stabilire la volontà di operare scelte veramente at1tonome per il nostro paese e di coordinare in modo unitario ed organico. l'azione dei vari ministeri, volontà che si deve esprimere attraverso la pianificazione della nostra azione internazionale. In questo campo, non si può trattare di una pianificazione come quella che si addice all'azione econo-mica dello Stato. Il termine di pianificazione va concepito in 1naniera diversa. La pianificazione dell'azione del Ministero degli Esteri, come ~vviene in tanti altri Ministeri, deve consistere nel prevedere le ipotesi di sviluppo della situazione internazionale e la conseguente azione dell'Italia in ogni situazione ipotizzata, in modo da essere sempre pronti, con una serie di progetti e di iniziative alternative, nel caso in cui una determinata situazione venga bruscamente a 1nodificarsi; senza trovarci impreparati, come, per esempio, impreparati ci siamo trovati, noi e gli altri paesi dell'Europa Occidenta~e, il giorno in cui, con il brusco 76 Bibliotecaginobianco

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