Mario Pacelli della eccessiva centralizzazione degli uffici co1nunali, causa non ultima di infinite disfunzioni nell'azione amministrativa. La legislazione vigente, operando una sorta di livellamenti fra tutti i :Comuni, grandi o piccoli che siano, sembra dominata ancora dai principi cl1e permearono in Francia la legislazione post-rivoluzionaria. Se, per il passato, la diversa popolazione del Comune eb·be rilevanza, ad esempio, ai fini del sistema per la scelt~ del capo dell'amministrazione e dei consiglieri, attualmente le uniche differenze che ne conseguono concernono gli atti da sottoporsi ·al controllo del potere centrale (in base però a criteri solo quantitativi e non qualitativi), il diverso sistema elettorale dei consiglieri comunali ed il loro numero. Sostanzialmente, però, le strutture amministrative di un piccolo comune sono uguali . a quelle di una grande città. Ciò che sembra, poi, ancor più sperequato, è che i comuni vengor:io differenziati, ai limitati effetti di cui so•pra, in base al numero degli iscritti nei rispettivi registri anagrafici, senza tener conto di altri elementi quali ad esempio la diversa estensione territoriale, il carattere prevalentemente agricolo o industriale, eccetera. Il fenomeno stesso dell'urbanesimo, con il vertiginoso estendersi di molti centri abitati, ha aggravato ancora di più il problema: i cittadini nei maggiori comuni sono spesso costretti a percorrere pare~chi chilometri p·er recarsi presso gli uffici comunali per chiedere un certificato, sollecitare il disbrigo di una pratica, eccetera. D'altro canto gli uffici comunali avvertono con grave ritardo le necessità della cittadinanza, con la conseguenza che gli interventi risultano il più delle volte disordinati ed intempestivi. E nemmeno a tali inconvenienti si è potuto ovviare valendosi del disposto dell'articolo 155 della legge comunale e provinciale del 1915 - ancora o.ggi vigente - che, nei comuni con più di 69.000 abitanti, autorizza il Sindaco a delegare le funzioni di ufficiale di go1 vemo a degli aggiunti, per la limitatezza delle attribuzioni che possono essere delegate in base a tale dispo- • • s1z1one. Una riforma dell'ordinamento amministrativo dei maggiori comuni italiani appare, quindi, indilazionabile. Ma come procedere? Istituendo, cioè, uffici periferici dell'amministrazione comunale, sia pure con poteri abbastanza lati, o creando nei vari quartieri in cui si divide una città grande, come Roma o Milano, o _tutte le altre che superano i 500.000 abitanti, degli organi elettivi dotati di una larga autonomia rispetto all'amministrazione comunale centrale? È da ritenersi che la prima soluzione non risolverebbe affatto il problema. Infatti, qui si tratta non solo di agevolare il disbrigo di pratiche amministrative, non solo di accelerare, attraverso la conoscenza più immediata dei problemi di un quartiere, l'esecuzione di un'opera pubblica. Non solo di questo si tratta, ma anche di rendere più stretto quel collegamento fra amministratori e amministrati di cui si parlava più sopra. Più consigliabile sembra, quindi, istituire nei maggiori comuni circoscrizioni amministrative con propri organi elettivi e con l'attribuzione a questi ultimi dei poteri necessari per provvedere alle esigenze più elementari della circoscri68 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==