Nord e Sud - anno X - n. 48 - dicembre 1963

F. A. Grandi accennato: q11ello dell'on. La Malfa, in quei mesi ministro del Bilancio, e quello del prof. Mino Viane1lo,. . L'on. La Malfa ha ribadito co11 forza una delle tesi di Spinelli sull'iinportanza della presenza inglese in Europa ai fini dell'equilibrio democratico, polemizzando contro quei circoli filo-gollisti italiani che hanno 1 voluto vedere nei suoi noti atteggiamenti di politica estera dura11te l'ultimo scorcio del ministero Fanfani 11n invito ad escludere la Francia d~ll'Europ·a, o quantomeno a costituire un asse Roma-Londra al di fuori di una solidarietà di forze democratiche che non conosce frontiere. C'è un passo dell'intervento dell'on. La Malfa che bene spiega quali sono le ragioni per cui a Bruxelles occorre fare una politica non di attendismo, di «congelamento», ma una politica positiva, di iniziativa, ancl1e se qualche compromesso p·uò talora risultare necessario: « Non possiamo fare una politica attendista... perché se a Bruxelles siamo arrivati alla rottura è perché abbiamo avuto il torto di ascoltare qualche ambasciatore che diceva: "ma si, il Generale De Gaulle finirà. con l'accettare l'Inghilterra nel Mercato Comune; ma si, il trattato franco-tedesco non ha alcuna concreta e reale importanza"». L'intervento del prof. Mino Vianello quasi sembra, se si vuole, un po' fuori tema, un po' sfuocato rispetto ai temi centrali del dibattito. Ma si può ben pensare, al contrario, che egli - evitando di riecheggiare anco·ra una volta le prospettive contingenti di azione politica su cui il Convegno ha dimostrato di concordare - abbia voluto studiare le basi su cui può sorgere sul continente una reale società democratica, e pertanto « federale», in contrapposizione allo stato burocratico-accentratore che il Vianello giustamente designa, con il nome stesso del suo immediato predecessore, lo stato dinastico-feudale (in quanto con un solo processo storico senza soluzioni di continuità si è passati dalle monarchie nazionali del '500 a quegli stati di tipo napo 1 leonico, sabau.do o bismarkiano che nel continente ancora tanta testimonianza hanno, lasciato della loro esistenza). Il Vianello esamina le differenze dell'evoluzione politica del continente rispetto a quella del mondo anglo-sassone e conclude affermando che (non potendosi pensare di ripetere sul Continente l'esperienza del protestantesimo non conformista, vivificante per il modo anglo-sassone di secoli or sono) è il sindacato che costituisce il punto di partenza per la creazione di « quello spirito di associazione volontaristico che è la condizione essenziale per l'affermarsi dello stato moderno». Stato non di sudditi ma di cittadini, partiti costituiti da cellule vive ed autonome non da gregari, « movimento che nasce dalla realtà economico-sociale e non si muove secondo un piano elaborato a priori dagli 'intellettuali', bensì secondo le sue esigenze, che sono in gran parte d'ordine morale: ridare, cioè, all'uomo la possibilità di realizzare una sua dignità oper~ndo delle scelte nel senso di una comt1nità formata d'uo,mini che condividono il medesimo destino, con la quale egli si identifica fortemente per quasi tutti gli aspetti della sua vita ». Questa antitesi stabilita dal Vianello fra i partiti operai del continente, prodotto tipico « di una società di derivazione dinastico-feudale socialmente 60 Bibliotecaginobianco

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