... ,.._ Note della Redazione Incompatibilità stravaganti Le cronache politiche dei giorni della crisi hanno registrato la proposta di La Malfa che del nuovo governo di cen,tro-sinistra fossero chiamati a far parte i segretarii politici dei quattro partiti della nuova maggioranza. Ed hanno registrato, altresì, i primi scontri interni della De1nocrazia Cristiana per la successione all'on. Moro nella segreteria del partito, qualora il nuovo governo di centro-sinistra si formasse effettivam.ente sotto la direzione dello . . . . stesso Moro. Nel momento in cui scriviamo questa nota non sappiamo ancora se la proposta di La Malfa (che ha lo scopo evidente di dare la maggiore forza ed il maggiore prestigio possibile al governo stesso) sarà accettata; e 1neno possiamo prevedere quali sviluppi prenderà, all'interno del partito democristiano, la contesa per la « segreteria ». Pure, le considerazioni che vogliamo fare qui ci sembrano valide quali che siano le soluzioni che si daranno alle questioni appena accennate, anche se potranno apparire a qualcuno in chiave di quella partitocrazia che tanto sdegno sollecita ai nostri giorni. Il fatto è, però, che vi sono discorsi che occorre fare in ogni modo per l'igiene stessa della lotta politica nel nostro paese. Espresso nei suoi termini più semplici ed insieme più generali, il discorso è questo: che ci sembra clie in Italia si stia andando troppo avanti nello stabilire << incompatibilità » di og·ni genere; e che pertanto, come sempre· accade in siffatti casi, si è trascorsi già oltre il ragionevole e si procede velocemente verso l'insania. Una delle prove di tale insania è quella fornita dal fatto che oggi si dà per pacifico, che il segretario di un partito non. possa essere anche presidente del Consiglio dei ministri. Ora, da qualunque parte si consideri la questione, a noi pare che quel fatto non è né pacifico né ragionevole, ed è, anzi discutibilissimo e perfettamente irrazionale. Qui è bene essere chiari all'estremo e rifarsi ai principi: v'è, o vi dovrebbe essere, una sola ragione in forza della quale, in uno stato democratico bene ordinato, si devorto, o si dovrebbero, dichiarare le i1-zcompatibilità, ed è che nessuno può essere insieme giudice e parte. Quando, molti anni or sono, si sollevò un grave scandalo per le cariche che deputati al Parlamento ricoprivano in enti pubblici e semipubblici, e si fece una legge sulle « incompatibilità » per i parla1nentari, al di là di ogni considerazione moralistica, la sola cosa che offendeva veramente ogni civiltà politica era proprio che, con il costu1ne che si andava a quel modo diffondendo, i parlamentari avrebbero finito con l'essere giudici, in quanto deputati, e parti, in quanto responsab-ili della direzione di enti sui quali il Parlamento restava arbitro supremo. Questo è un principio chiaro e preciso, dal quale non ci si dovrebbe mai staccare; talché non si comprende come un parlamentare abbia potuto esser~ per an,ni vice-presidente di un ente pubblico. Ma conviene aggiungere che tutte le volte che un tale principio non viene messo in causa, non v'è o non vi dovrebbe essere alcuna incompatibilità, tranne quella che discende da ragioni naturali. Perché, ad esempio, vi dovrebbe essere incompatibilità tra l'ufficio di 51 Bibliotecaginobianco·
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