I problemi europei e la politica economica inter11azionale rilievo alle discussioni di scala mondiale attualmente in corso, cioè a dire l'insoddisfazione dei paesi sottosviluppati. Innanzitutto ci sono i dati della congiuntura che vieppiù accrescono, non che diminuire, la preoccupazione dei paesi arretrati, cioè - è bene tenerlo a mente - di oltre la metà dell'intera popolazio11e mondiale. Il Financial Tin1es, rilevando che l'economia occidentale continua ad essere, tutto sommato, molto prospera, notava recentemente: « Rimane il problema dell'effetto che questa prosperità deve ancora esercitare in larga misura sui principali paesi produttori di materie prime e su quelli in via di sviluppo. Nella scorsa primavera l'indice dei prezzi delle materie prime per un certo tempo è salito; ma è andato poi livellandosi ed ora potrebbe tendere verso il basso. Inoltre gli articoli che hanno mostrato un buon andamento - come zucchero, piombo, zinco, cacao ed alcune qualità di caffè - sono prodotti nei paesi più ricchi, come l'Australia ed il Ghana. Per conseguenza va sempre più allargandosi nel commercio mondiale la breccia fra paesi ricchi e paesi poveri: e fino a tanto che non verrà arrestato questo processo, non vi potranno essere tranquille prospettive economiche ». In questa considerazione conclusiva si può forse cogliere l'eco di un rilancio delle considerazioni di 1nera convenienza economica a proposito dello sviluppo dei paesi arretrati, considerazioni cl1e anche in America molti sostengono debbano essere sostituite alle valutazio11i del problema fatte alla luce esclusiva della lotta contro l'influenza comunista. Quando non si cada in nuove unilateralità o semplicismi, qL1ando cioè si tenga ben presente la complessa eppur nuovissima problematica politica della costruzione di un efficiente sistema di cooperazione internazionale, si può ben approdare attraverso questo rilancio, che diremmo neo-mercantile, ad un realismo vigoroso e rispettabile, com'è quello, mettiamo, di un Raffaele Mattioli ( « comportiamoci dunque da gente d'affari, legittimamente interessata al duraturo benessere d'un numero molto apprezzabile di vecchi e di possibili nuovi clienti e fornitori », come egli ebbe a dichiarare al Colloquio tenutosi a Bari nel 1961 sul tema « la CEE e i paesi in via di sviluppo » ). Di un sodo realismo occorre essere provveduti, ad esempio, per ben intendere come si stia avviando al fallimento il tentativo americano di legare organicamente le proprie istanze per la libertà di comn1ercio a quelle, ben diverse nel loro complesso, dei paesi in sviluppo. Il disi11teresse (se non il sospetto) che questi nutrono per il « Kennedy Round » è ormai del tutto evidente. · Innanzitutto, dovendosi svolgere le trattative tariffarie in seno al GATT, esistono delle specifiche riserve verso siffatto strumento di regolamento internazionale degli scambi. Questo trattato, in effetti, non · 25 Bibliotecaginobianco
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