Nord e Sud - anno X - n. 48 - dicembre 1963

I problemi europei e la politica economica internazionale ' fine del 1961, il valore assoluto degli investimenti americani era inferiore a quello degli investime11ti 11ella sola Gran Bretagna (il che - sia detto per inciso - è un dato da tenere presente per valutare il « no » francese all'adesione inglese alla CEE). Al di là di ogni battaglia delle cifre (i dati globali disponibili non consentono peraltro giudizi molto attendibili) rimane tuttavia che nei propositi dichiarati della politica americana c'è al primo posto lo sviluppo degli investimenti diretti in Europa. Il 18 luglio scorso il Presidente Kenned.y, nell'annunciare al Congresso alcuni provvedimenti per il risanamento della bilancia dei pagamenti USA (incentivi alle esportazioni, aumento del saggio di sconto per frenare il deflusso di capitali a breve termine, diminuzione delle spese militari all'estero, sviluppo del turismo negli USA, ecc.), ha sottolineato come la proposta di istituire una « tassa per l'equiparazione degli interessi » sugli investimenti di portafoglio all'estero non riguarda in nessun caso gli investimenti diretti. Vero è che una si1nile misura potrà impedire, per esempio, operazioni del tipo di quella citata, realizzata dalla Chrysler nei confronti della SIMCA, ma ogni altra forma di investimento diretto rimane pienamente incoraggiata. Al riguardo è n1olto chiara questa affermazione di principio fatta da Kennedy: « La 11ostra forza fondamentale è vasta, reale e duratura. I saldi passivi dei nostri pagamenti, misurati in termini di perdite d'oro e di aumento delle nostre passività liquide all'estero; sono stati costantemente bilanciati o più che bilanciati dall'incremento dei nostri capitali all'estero a lunga scadenza e ad alto rendimento: capitali che sono stati e continueranno ad essere una crescente fonte di energia per la nostra bilancia dei pagamenti ». Peraltro, recenti dati sui primi sei mesi del 1963 segnalano un'incremento notevole del flusso di investimenti diretti americani verso l'Europa, essendo definitivamente confermato che nel 1962 la metà degli investimenti diretti USA all'estero (ammontanti complessivamente a circa un miliardo e mezzo di dollari) è venuta in Europa ed in particolare nei paesi della CEE (contrariamente al 1961, anno in cui la destinazione principale è stato il Regno Unito). Il problema quindi non può non essere attentamente studiato negli ambienti europei. Abbiamo sottolineato in precedenza l'utilità di un adeguamento delle strutture industriali europee alle dimensioni della produzione di massa: è evidente che gli investimenti diretti americani potrebbero risultare un fattore di stimolo nei riguardi di siffatto pro .. cesso. Tanto più che il raggiungimento delle suddette dimensioni è più facile quando si tratti, come spesso è il caso degli investimenti americani in Europa, di costituire dei nuovi impianti. In definitiva, si tratta 21 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==