I problemi europei e la politica econon1ica internazionale ficando tali deficienze soprattutto come mancanza di prodotti di qualità. L'ince-rto successo di questa operazione fa ritenere che i margini per essa disponibili sono modesti e che, una volta evidenziati degli spazi vuoti in un mercato a regime di produzione di massa, questi possono essere utilizzati solo con una produzione che abbia raggiunto quel medesimo livello. Questa può essere, ad esempio, la lezione del successo· che sul mercato americano l1a arriso alle utilitarie Volkswagen. Se non si approfondissero queste recenti vicende, se cioè da una riduzio·ne delle tariffe americane ci si limitasse ad aspettare maggiori sbocchi per i prodotti di qualità al fine di utilizzare i margini di capacità produttiva oggi esistenti, ma non a quello di dare a questa produzione delle dimensioni ottimali, considerando realisticamente i prodotti di qualità non come prodotti prin1ari, ma come sottoprodotti di una produzione di massa, il disegno sarebbe, in realtà, di breve periodo. Con il rischio, anzi, di incentivare certe caratteristiche tradizionali dell'industria europea che non sembrano da mantenere. Si potrebbe dunque provvisoriamente concludere che è nell'interesse europeo, inteso genericamente, una trattativa doganale ampia, volta a rompere gli ostacoli daziari americani più altamente protettivi (concedendo per questo· tutte le necessarie contropartite); ed è nell'interesse europeo in senso più rigoroso, cioè come interesse di un'Europa tendenzialmente unita, ben gover11ata e non introversa, che il negoziato tariffario, così come è stato inizialmente proposto dagli americani, sia condotto con procedure auto·matiche, essendo questo un modo per forzare l'attuale struttura dell'industria europea e nello stesso tempo per ridimensionare profondamente lo strumento doganale che, se usato al- livello dei raggruppamenti continentali, è potenziato soprattutto nelle sue caratteristiche di mezzo di offesa. Ma non sembra interesse europeo - in senso ampio come in senso stretto - che dal ne~oziato derivi una riduzione drastica delle tariffe doganali, che allo stato delle cose ed ancora per qualche tempo giocherebbe soprattutto a favore dell'America. E ciò sia detto senza cadere in quei timori irriflessivi di• cui spesso .sono vittima gli ambienti economici, pronti ad immaginare che solo i loro concorrenti di altri paesi potranno beneficiare dei vantaggi della libertà degli scambi. Nota giustamente Pi.erre Uri: « Les Européens craignent la productivité américaine liée à la puissance de l'équipement, à la longueur des séries. Les Américains s'effraient de la différence des salaires. Ces craintes réciproques devraient s'annuler » (Dialoque des Continents, Parigi 1963, p. 37}. In ogni caso, per misu·rare con qualche attendibilità le convenienze e gli interessi europei in 19 Bibliotecaginobianco
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