Nord e Sud - anno X - n. 48 - dicembre 1963

Vanda ·Altarelli • striale per evitare, almeno, il ripetersi dei molti errori che sono stati fino ad ora commessi. Alla base, comunque, di tutte queste esigenze, c'è un sottofondo urb,anistico: la convinzione, cioè, che, attraverso la regolamentazione, si possano razionalmente utilizzare gli spazi per la creazione di un ambiente più idoneo alla misura dell'uomo e si possa pervenire ad una migliore loc~- lizzazione degli impianti produttivi; un principio guida potrebbe essere l'inserimento del decentramento industriale in uno schema di città satelliti del tipo di quella che dovrebbe sorgere intorno a Solaro-Limbiate. Ma per attuare questo complesso di modificazioni non b·asta la volontà delle singole collettività locali: è necessario che alla pianificazione integrale del territorio sovraintenda un solo orga110, dotato di poteri responsabili, al di fuori e al di sopra degli interessi divergenti degli enti locali. Passando poi alla p,olitica dei servizi di interesse pubblico nei comuni della «fascia», si rileva che, oltre ai poteri formali, alle autorità locali mancano i poteri sostanziali e i mezzi tec11ici e amministrativi sufficienti per fronteggiare i nuovi compiti. Anche nel caso di amministrazioni efficienti, la volontà di provvedere al pubblico bene si svilisce nelle strettoie della finanza locale. Inutile sottolineare l'importanza della scuola: l'iter prescritto dalla legge per la costruzione degli edifici (compito del comune) è lungo e faticoso; e, quando lo si è percorso, quando, cioè, si è costruito l'edificio, questo si rivelerà inadeguato a contenere l'accresciuta popolazione sco,la-- stica (i casi di Cologno Mo11zese e Cinisello Balsamo sono esemplari). La necessità di snellire la procedura e o·perare in cooperazione è evidente. Sarebbe peraltro ingenuo credere eh.e, tra -i servizi, la scuola sia l'unica grave lacuna dei comuni della « fascia » cl1e, dopotutto, sono la sede principale del « miracolo». Tra l'altro, il panorama sociale è molto squallido: i nuovi agglomerati urbani mancano di qualsiasi elemento unificatore esterno eh.e riassuma la vita sociale comunitaria. È compito delle amministrazioni locali, non solo pubbliche (si tiene a sottolinearlo nel libro), di promuovere iniziative che possano accrescere la diffusione della cultura, dello sport, della vita associata. Cosa si è fatto fino ad ora? Da parte delle pubbliche amministrazioni non molto; o, se qualcosa si è fatto, lo si deve alle cooperative edilizie che hanno co~tituito dei circoli. Altrove, a queste esigenze, hanno provveduto i gruppi industriali i11teressati nella zona: ovunque si è trattato di installazioni di medie dimensioni, « tali da non caratterizzare in senso preciso la struttura di questi nuovi agglomerati». Si lamenta poi la povertà delle iniziative di carattere culturale: la costituzione di una biblioteca, l'istituzione di una sala per conferenze, da teatro, anche a carattere sperimentale, sono i primi attributi civici di cui si va11tano le cittadine americane. Ma, per ~rrivare a tutto questo, si deve ristrutturare il rapporto esistente· tra società e scuola attraverso una mo1 bilitazione e soprattutto potenziare le istituzioni c11lturali in tutta l'area metropolitana, per evitare che, alla pienezza di vita culturale della metropoli, corrisponda lo squallore della « fascia » delle forze nuove, secondo schemi nuovi. Sebbene vi siano molti ostacoli da rimuovere, anche di natura amministrativa, bisognerà formulare 122 Bibliotecaginobianco

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