Recensioni anche dal punto di vista formale, le parti più deboli del modello. La domanda finale dei singoli settori è spiegata come funzione del prodotto lo1rdo interno globale. Questa impostazione presenta il pregio della più grande semplicità (in quanto le singole equazioni possono essere ricavate le une indipendentemente dalle altre con il metodo dei mini1ni quadrati) ed altresì, come vedremo, il vantaggio di collegare agevolmente la domanda di ogni prodotto alla occupazione lavorativa del settore che lo produce. Senonché questi pregi formali sono più che bilanciati da sensibili inconvenienti sostanziali. Un modello che tende a spiegare l'andamento della produzione attraverso i movimenti della domanda dovrebbe definire il reddito prodotto da ogni settorè come funzione della domanda globale, data dalla somma del prodotto interno e dei redditi netti dall'estero, e non come funzione del solo prodotto interno. Inoltre, anche prescindendo da questa imprecisione, che nel caso particolare del nostro paese non conduce presumibilmente a distorsioni molto accentuate, resta il fatto cl1e la regressione istituita fra prodotto settoriale e prodotto globale (nonostante gli accorgimenti statistici messi in opera dall'Ackley) resta una regressione essenzialmente spuria; ciò accade non tanto per il fatto che il prodotto di ogni settore è parte del prodotto globale, quanto perché nel decennio 1951-1961 praticamente tutte le serie dei prodotti settoriali hanno mostrato un marcato trend ascendente. Il valore assai ridotto degli errori standard, lungi dall'essere garanzia di una corretta interpretazione economica, non fa che riconfermare che tutte le serie sono strettamente correlate con il tempo. Dubbi non dissimili solleva l'analisi dell'occupazione. Ackley definisce l'occupazione di ogni settore come rapp,orto fra il prodotto settoriale e la produttività del lavoro. La produttività del lavoro è definita da un'equazione per ciascun settore, ricavata da interpolazione lineare della serie storica 1951-1961; la produttività è quindi trattata come semplice funzione del tempo, quasi che il suo accrescimento fosse frutto di progresso tecnico autonomo, governato da forze estranee al modello. In tal modo, trattando la produttività come elemento determinato da fattori esogeni e il prodotto di ogni settore come determinato dal prodotto glob.ale, si ha l'illusione di spiegare la domanda di lavoro in termini della domanda globale. Ma in sostanza, se si tiene presente che tutte le serie del reddito settoriale e globale sono fortemente correlate con il tempo, il risultato di questa impostazione è di spiegare anche l'occupazione mediante la individuazione di _un trend temporale; il che, se può avere un valore a scopo di previsione, non ha certo molto significato come principio interpretativo di un periodo sto- • r1co. • Che valutazione si può dare dell'insieme di questo modello? Qui la risposta deve essere assai diversa a secondà degli scopi che si vogliono attribuire alla ricerca econometrica. Se il modello è costruito come strumento descrittivo, allo scopo di sintetizzare in uno schema semplificato una determinata situazione economica, quello che conta è l'aderenza ai dati storici. Ma se mediante il modello si intende portare luce sulla logica del 117 Bibnotecaginobianco
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