Nord e Sud - anno X - n. 48 - dicembre 1963

Ester Piancastelli correttezza analitica o di maggiore aderenza ai dati, bensì. dal motivo formalistico di conferire al modello una maggiore stabilità (pag. 13). La domanda di beni capitali è giustamente considerata il tallone d'Achille dei modelli macroeco,nomici per le innumerevoli difficoltà di analisi che essa presenta; in questo ginepraio, l'Ackley si destreggia con innegabile bravura. Secondo una consuetudine ormai corrente nella modellistica ·moderna, gli investimenti vengono analizzati secondo lo- schema dell'acceleratore, supp·o•nendo che ogni aumento di don1anda da parte del mercato induca un accrescimento nelle installazioni di capitale fisso; vengono così scartate a priori le variabili finanziarie (tassi di sconto, tassi di profitto, grado di liquidità), e si adotta implicitamente l'ipotesi che il coefficiente di capitale per unità di prodotto sia costar1te. Il principio di accelerazione viene applicato integralmente agli investimenti nel settore delle industrie estrattive, manifatturiere e delle costruzioni; per i settori dei servizi pubblici e dei trasporti, l'Ackley riscontra cl1e i dati si adattano meglio ad una equazione che spiega gli investimenti ricollegandoli solo in parte alla domanda finale e introducendo una componente « autonoma », connessa alle decisioni indipendenti dall'andamento della domanda finale. Gli investimenti nell'agricoltura e nelle abitazioni, infine, vengono trattati se111plicemente come serie temporali e descritti mediante una equazione lineare nella quale il tempo assume il ruolo di variabile indipendente. Questa sostanziale rinuncia. a spiegare gli investimenti di questi settori in tern1ini di qua~che grandezza economica viene giustificata dall'Ackley con l'argomentazione che gli investimenti in questi settori sono stati governati più da considerazioni di natura politica che da moventi di carattere economico. Nonostante l'indubbia abilità dell'autore, i risultati ottenuti lasciano alquante incertezze: ad esempio, nonostante la buona aderenza statistica che le varie funzioni interpolate mostrano, non si vede con chiarezza perché nel settore dei trasporti la componente autonoma debba essere prevalente, mentre essa scompare del tutto nel settore delle manifatture. Il fatto è che in tutte queste analisi macroeconomiche degli investimenti, la impostazione eccessivamente aggregata risulta inevitabilmente debole; è quasi impossibile scoprire una regola unica che spieghi le decisioni di investimenti di un intero settore produttivo, senza distinguere fra grandi e piccole imprese, fra settore pubblico e privato, fra imprese esportatrici e imprese che lavorano per il mercato interno. Le motivazioni dell'investimento sono probabilmente assai disparate e sarebbe necessaria una analisi molto più dettagliata per scoprire ~elle regolarità che, oltre all'aderenza statistica, diano la possibilità di una soddisfacente interpretazione econo,mica. In mancanza di dati che consentano una analisi più dettagliata, non resta che accontentarsi del tipo di analisi condotta dall'Ackley, anche se il valore che le si può attribuire è più descrittivo che interpretativo. Gli ultimi due gruppi di equazioni che completano il modello riguardano la determinazione della domanda globale e dell'occupazione. Queste sono, 116 Bibliotecaginobianco

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