Sergio Ristuccia Del resto, la crescita dimensionale dei mercati, di cui l'abbattimento delle barriere doganali rappresenta solo un aspetto, impone anche nuo.ve forme del coordinamento a breve, medio e lungo termìne delle politiche economiche per aree geografiche e per settori merceologici. Ciò vale a maggior ragione quando, come è il caso della CEE, l'esigenza del coordinamento già deriva autonomamente, in una q.ualche misura, dal . carattere istituzionalistico della integrazione economica che si propone quanto meno tendenzialmente dei fini politici. Si è obiettato che legando strettamente il problema dell'abbassamento delle barriere doganali a quello della programmazione si favorisce un rimando a lontane scadenze dell'inizio delle trattative tariffarie. Ciò è abbastanza vero se si tiene conto delle grandi resistenze che incontra la programmazione, sia pure meramente previsionale, da parte, per esempio, del governo tedesco. E tuttavia si dovrà riconoscere che è altrettanto seria la difficoltà di adottare ragionati atteggiamenti di fronte alle prospettive di una smobilitazione doganale di ampia portata quando non si disponga di un comune ed organico piano di riferimenti quale potrebbe essere offerto da una programmazione economica. Al di fuori delle ragioni politiche dei Sei presi singolarmente, nonché, se così possiamo dire, della « ragion di stato » di una comunità in fieri qual'è la CEE, non sembra che attualmente si disponga di criteri orien.tativi che non siano quelli tradizionali, cioè a dire la difesa di dati settori economici assunti, anche e soprattutto dietro le pressioni degli interessi costituiti, come fondamentali e dunque in ogni caso da difendere. E ciò senza che si sia giunti a definire concordemente quale debba essere, almeno in via di massima, il ruolo ottimale di ciascuno nel processo economico per un certo periodo di anni e quindi come debbano essere giudicate, da un punto di vista conforme all'interesse generale, le previste influenze che lo abbassamento o l'eliminazione dei dazi potrebbero avere nell'uno e nell'altro settore economico. In ogni caso, si rimarrà poi ancorati a valutazioni fondate sulle risultanze delle bilance commerciali e dei pagamenti, valutazioni che, da sole, sono precarie, perché molto dipendenti dalla congiuntura e comunque perché inidonee a cogliere l'esatta portata dei processi reali in corso. Se ne deve concludere che trattative doganali di ampia portata quali sono quelle proposte dagli Stati Uniti, sia pure iniziate con un atto di « buona volontà », potrebbero risultare ugualmente lunghe e laboriose anche senza alcun legame con la programmazione. Infatti, esse tenderebbero ad essere completamente riassorbite nella logica antica della trattativa atomistica, prodotto per prodotto, sia pure sotto forma di discussione sulle « eccezioni » alle 10 Bibliotecaginobianco
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