Marisa Càssola il timore che i provinciali del dopoguerra finissero col cadere in quella forma di naturalismo freddo e convenzionale che gi~ caratterizzò alcuni scrittori del secondo 800. Erano, questi scrittori, troppo ·preoccupati di so·ffocare o,gni lirismo in una stretta aderenza ai precetti della scuola, spesso descrivevano ambienti di cui non avevano diretta esperienza e per questo non riuscivano a dar valore universale alle loro storie. Le opere posteriori a La Malora ci mostrano che, contro ogni previsione, Fenoglio si è liberato dai ceppi della letterat11ra di maniera e di un generico bozzettismo regionalistico, e ha raggiunto il vero realismo proprio· perché, non uscendo· dall'ambito delle vittoriniane « cose sperimentate», ha continuato a dipingere con amorosa insistenza il mondo che più gli era familiare. Sotto questo aspetto la breve carriera letteraria dello scrittore prematuramente stroncato dalla morte può definirsi esemplare: pochi contemporanei possono vantare una tensio·ne così costante verso il perfezionamento dei propri mezzi espressivi, una così cosciente maturazione. Partito dal tono cronachistico, volutamente distaccato dei primi racconti, Fenoglio ha percorso una lunga strada, sperimentando diverse forme di realismo: quello legato alla tradizione del romanzo veristico verghiano in La Jv1alora, quello filtrato attraverso i narratori americani, da Hemingway a Faulkner, in Primavera di bellezza ed è giunto infine ad un'espressione compiuta nell'ultima opera, Una questione privata, do1 ve certe rigidezze iniziali si sono sciolte nel ritmo più fluido e sicuro della narrazione e in una ricchezza insospettata di spunti umani e poetici. Questo breve romanzo, apparso recentem~nte insieme ad altri racco,nti vecchi e nuovi nel volume edito da Garzanti, Un giorno di fitoco, ci mostra che lo scrittore, anche negli anni più recenti, si è serbato essenzialmente fedele ai suoi due temi prediletti: la storia della Resistenza e la rappresentazione di un am-biente, motivi che no.n appaiono molto distanti fra loro, legati come sono dal paesaggio delle Langl1e, la terra che vide Fenoglio venire alla luce e partecipare, ancora giovanissimo, alla guerra partigiana. Alba, la città natale, oggetto di amore e di nostalgia, così poeticamente descritta nei primi racconti, è ancora il centro di ogni vicenda narrata, e la natura scabra che la circonda, spesso battuta dalla pioggia e dal vento, inquadra con singolare efficacia la crudezza di certi rapporti umani dominati dall'assillo implacabile della necessità. Già in La Malora la vita dei contadini, inchiodati alla terra dalla dura legge del lavoro, aveva ispirato a Fenoglio una vicenda di desolato p·essimismo, che riecheggiava alcL1ni motivi caratteristici del mondo verghiano: la sottomissione dei poveri alla tirannia della « roba», Ja loro rinunzia all'an1ore considerato un sogno i111possibile, un lusso per gente ricca; persino i modi del linguaggio, fra letterario e parlato, richiamavano certe pagine de / Malavoglia. Ancl1e 11ei racconti di Un giorno di fuoco ritorna il motivo verghiano della miseria, per esempio nella novella bellissima L'addio, dove il protagonista, un rozzo ragazzo di campagna, si strugge silenziosamente nel vano amore per una hglia di contadini, povera come lui; e quando la famiglia deha. ragazza, spinta dal bisogno, lascia per 112 Bibliotecaginobianco •
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