Mario Dilio cinque saldatrici esterne e cinque interne, da una pressa idraulica. I tubi prodotti, da diciotto 1 e quaranta pollici, con spessore fino a 14 millimetri e la lunghezza massima di dodici metri, vengono· impiegati per la costruzione di acquedotti, oleodotti e· gasdotti. Il IV Centro• siderurgico- comprenderà, a progetto ultimato,, una se.rie di altiforni per la produzio·ne della ghisa, un'acciaieria a carica liquida per trasformare la ghisa in acciaio·, un laminatoio per lamiere e un laminatoio per nastri oltre ai reparti per la laminazione a freddo·, per la zincatura, la stagnatura, la pio-mbatura. La SANAC è un'altra azienda del gruppo I.R.I. che ha impegnato una superficie di sei ettari per la costruzione di un impianto• di produzione di refrattari per investimento alti forni. Il capitale investito è di trecento milioni di lire e l'occupazione prevista di sessanta lavoratori. In una zona riservata alle piccole industrie si sono già localizzate tre aziende per la riparazione di materiale rotabile e produzio•ne di carpenteria metallica. Hanno• una superficie impegnata di nove ettari e potranno assorbire 150 lavoratori. A leggerlo attenta1nente, il piano· regolatore dell'area di Taranto, ci si accorge che l'impostazione di esso è del tutto nuova, rispetto ai programmi che nei decenni addietro il vecchio capitalismo varava per lo sviluppo industriale di una determinata zona. Allora ci si chiedeva quali e quanti impianti occorresse realizzare per poter assorbire un certo numero· di lavoratori. Elaborando il piano di Taranto, si è partiti invece da considerazioni economiche riflesse su quelle sociali. Tenendo presente nel suo co•mplesso la situazio-ne di sviluppo economico che oggi interessa l'Italia del Nord e il Mezzogiorno, e considerando• un continente intero, quello europeo, che vede di giorno in giorno assottigliarsi la disponibilità di mano· d'opera, onde un pro·blema che potrebbe in avvenire porre un freno ad un'ulteriore espansione di tutto l'apparato della produzione, in ogni settore e in ogni Paese, si è compiuto uno• studio inteso ad accertare· di quanta mano d'opera si potrà disporre fino al 1980, valutando l'incremento· demo,grafico e il trasferimento di cittadini dalla campagna alla città. È su questi dati e su queste basi che si sta creando una struttura industriale adeguata. È fin troppo chiaro che, se nella provincia di Taranto si sa che nei prossimi venti anni si potrà disporre di circa centomila unità lavorative, le industrie esamineranno più favorevolmente la possibilità di impiantare in loco una fabbrica. E ciò specialmente se, poniamo, a Varese o a Sesto San Giovanni la mano d'opera scarseggia o si presume addirittura che non ve ne sia per niente nei prossimi decenni. 98 Bibliotecaginobianco
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