Roberto Guidi che da parte americana non si è fatto alcun cenno, nel giustificare la « nuova strategia » a tale evoluzio,ne 11ei rapporti nucleari fra i due blocchi. Anzi, secondo talune teorie statunitensi il territorio americano sarebbe stato più vulnerabile ad una minaccia nucleare sovietica nel 1954 di quanto non lo sia attualmente. Comunque è ovvio che nel passaggio dalla prima alla terza fase, cui ho sopra accennato, l'uso di un deterrente nucleare e la .misura del suo impiego sono variamente credibili. Nella prima fase (monopolio nucleare americano) era infatti in teoria pensabile cl1e una reazione nucleare massiccia potesse aver luogo, senza rischio dell'America, anche per problemi mino,ri e relativamente periferici. Crescendo il rischio che incombe sul territorio americano, perché l'azione del deterrente continui ad apparire credibile, occorre, da un lato, che la minaccia cui esso si oppone sia relativamente grave e, d'altra parte, che la distruzione che il deterrente potrebbe provocare sia proporzio,nata alla minaccia stessa. La teoria del deterrente si è venuta così affinando; e, da un lato, si è cercato di elevare la cosid.etta soglia 11ucleare co,n l'aumento delle forze convenzionali periferiche, 1nentre, dall'altro, si è cercato di immaginare che l'azione del deterrente non sia costituita dall'impiego totale di tutte le armi nucleari a disposizione, ma sia limitata ad una parte di esse, che possa essere sufficiente, secondo l'attuale linguaggio ameri~ cano, per far pervenire all'avversario un « messaggio » adeguato. 4) Questo sviluppo delle teorie americane ha portato, oltre che ad un graduale affinamento dei concetti strategici fatti valere all'inizio dell'era nucleare, a dare un peso sempre crescente alla cosidetta teoria del controllo, per intendere la quale occorre tener presente che, da parte americana, sotto il nome di controllo, si intende un complesso di nozioni molto più ampio di quanto no11 si intenda generalmente in Europa. Si tratta, infatti, nella concezione americana, di u11a teoria che comprende l'intero comportamento di uno Stato non soltanto· in tempo di guerra, ma anche in q11ello precedente ad essa e che tende a studiare i !Ilezzi per indurre l'avversario ad assumere posizioni obiettivamente meno rischiose o meno costose di quelle che altrimenti potrebbe prendere. La teoria del controllo comprende, quindi, come un capitolo a sé, la teoria del disarmo (per quanto si ammette che un controllo possa anche portare a un livello maggiore di armamenti); e comprende al tempo stesso lo studio di _misure atte ad influire sulla politica militare dell'avversario attraverso un « dialogo » ed attraverso 86 Bibliotecaginobianco
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