Le due società desidera uno quanto chi ha mille e desidera milleduecento. Una osservazione del genere è assolutamente banale e fuorviante. Il problema, come sempre, non è quello di unificare e confondere, be·nsì quello di chiarificare e distinguere. Nel caso dell'esempio testè fatto, la povertà di chi ha zero è povertà reale ed obiettiva e postula una assoluta impossibilità di soddisfare ai propri bisogni essenziali. La sensazione ' ) di povertà che in tal c·aso si accompagna al fatto è un dato accessorio rispetto al fenomeno principale e caratterizzante, che resta il motore di ogni eventuale conseguenza che e dalla sensazione e dal fatto potrà scaturire. Inversa è la situazione· di chi ha mille, perché per lui la sensazione prevale sul fatto. In tal caso quella che abbiamo chiamata I (per semplice co,modità e brevità di espressione) sensazio 1 ne, indubbiamente, deriva dalla distanza che c'è tra mille e milleduecento; ma il mille è, altrettanto indubbiamente, un fatto profondamente diverso dallo zero. Ora le sensazioni (e ci si voglia scusare se insistiamo• nel linguaggio approssimativo), pur procedendo dai fatti, hanno una loro logica e una loro forza d'inerzia; possono conservare gli stati d'animo e le motivazioni originati da fatti già sorpassati come possono precedere e anticipare il dec·orso dei fatti; possono dare ai fatti una colorazione emotiva - negativa o positiva - del tutto imprevedibile. Questa sfasatura tra gli uni e le altre dà luogo ad una dialettica intensa di azioni e controreazioni che è uno degli aspetti emi11,enti della vita s9ciale; che spiega come i più bei piani e· le più ragionevoli previsioni siano tante volte smentite da un compo,rtamento impreveduto; e che è all'origine di molti autentici drammi, individuali e collettivi, della - convivenza umana. Alla lunga, però, i fatti finiscono ineluttabilmente col condizionare le sensazioni e col determinare così le vere scansioni tra un'epoca e ·l'altra. Se non si commette l'errore di restring.ere i fatti alle sole relazioni tra gli t1omi11i, e se, invece, si terrà sempre presente che le stesse relazioni tra gli uomini sono perennemente condizionate dalla relazione che vige tra gli uon1ini e la natura, allora apparirà. chiara la svolta rivoluzionaria segnata dall'avvento della società dell'industria e poi dell'opulenza, ossia dal progresso tecnico, degli ultimi due secoli. Perché quel che in questo caso risulta primariamente e radicalmente cambiata è proprio la relazione tra l'uomo e la natura. In una misura senza precedenti e, per il modo, attraverso· un vero salto qualitativo, l'uomo ha reso la sua capacità di produrre relativamente . . indipendente dalla natura. La proporzione sempre crescente onde l'industria chimica va imponendosi contemporaneamente co,me grande industria di base e come industria per il consumo rispetto alle tradizionali industrie metallurgiche e meccaniche è il segno più evidente di questo 7 Bibliotecaginobiarico
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