Giornale a piu voci Ad Ispra vengono svolte molteplici ricerche, anche se di minore portata rispetto al progetto Orgel: tra queste, i lavori per la documentazione e la traduzione meccanica, quelli relativi alla fisica dello stato solido, e co,sì via. Per quanto riguarda il progetto Orgel, forse è opportuno ricordare che esso è stato concepito per « contribuire direttamente alla ·creazione di un reattore di potenza termico che potesse produrre energia a costi ragionevoli » ( cfr. « Bollettino Euratom », · cit., p. 24). Ora, che di tale progetto possano avvantaggiarsi i francesi più che gli altri, è affare che non ha attinenza alcuna co,n il « peccato originale» del trasferilnento di Ispra all'Euratom. Ci~ piuttosto dipende dal fatto che, tra i sei paesi, la Francia è quella che maggiormente si avvale dell'attività dell'Euratom, mentre molto spesso gli altri cinque paesi mostrano alquanto disinteresse nei confronti della Comunità atomica europea (così afferma a proposito della Germania la « Frankfurter Allgemeine », cit., del 22 maggio 1963). Il probleina, dunque, si sposta, come dicevamo sopra, su un altro piano; ed investe la respo,nsabilità delle istanze comunitarie e nazionali, le quali tutte hanno· il dovere di vegliare al buon funzionamento delle co,munità Europee. In realtà - e qui torniamo alle affermazioni iniziali - in tutta la polemica sul CNEN si è partiti male, si è sparato in varie direzioni e si ha l'impressione che quasi solo per caso si sia centrato anche l'obbiettivo. Si è partiti, per esempio, da acerbe critiche alle non competitività delle tre centrali nucleari italiane, per affermarne l'inutilità, laddove tutti sanno che necessariamente, per ora, nessuna centrale nucleare è con1petitiva; il che non vuol dire, d'altra parte, che esse non debbano sorgere. A questo proposito osserva giustamente l'agenzia « Europe », nella sua rubrica Note e Commenti (n. 79 del 9 settembre 1963): « tutti sanno che la do,ttrina dominante - alla quale si ispira l'Euratom - è che uno dei mezzi per raggiungere la competitività è la costruzione e l'esercizio di centrali di potenza». La questione del CNEN, con1unque, si è allargata ai so,ggetti più svariati per finire 11el caso personale. Si accertino tutte le responsabilità: noi saremo sempre al fianco di coloro che svolgono opera di moralizzazione della vita italiana, problema pregiudiziale ad ogni altra riforma; ma non si esca fuori dei binari coinvolgendo ten1i cl1e vanno risolti al di fuori di una campagna scandalistica. Nonostante le affermazioni contrarie, ciò che finirà per soffrirne sarà l'attività di ricerca, laddove è proprio essa che deve essere preservàta. Questo è il punto cruciale. Capovolgendo il metodo di ragionamento degli articolisti di destra ripeteremo ora quanto da noi già affermato su questa stessa rivista (cfr. « Nord e Sud» nn. · 103-104,1963, p. 101): se la ricerca come attività intellettuale deve rimanere in ogni momento libera, essa va semp,re più indirizzata e potenziata attraverso l'intervento dei pubblici poteri, sia al livello nazionale· che comunitario. Spetta dunque alle autorità competenti di incrementare la ricerca nucleare, servendosi maggiormente dei fondi messi a disposizione dall'Euratom per evitare quel paradosso messo in luce dal prof. Barabascl1i nella conferenza-stampa tenuta il 10 settembre a Roma (cfr. l'articolo di 59 Bibli9tecaginobianco
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